C’è anche il “Babai village resort” tra i 10milioni di euro di beni sequestrati dal Gico della Guardia di finanza di Perugia all’imprenditore abruzzese, Antonio Gentile già condannato per bancarotta fraudolenta e indagato recentemente per reati tributari, riciclaggio e auto-riciclaggio. Il provvedimento, applicato secondo la normativa antimafia, è stato emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di L’Aquila, su proposta dei magistrati della Procura di Pescara, ha portato al sequestro, ai fini di confisca, del resort, di altri beni mobili, immobili, partecipazioni societarie e complessi aziendali, riconducibili all’imprenditore.
“Tutto ha inizio da accertamenti di natura patrimoniale eseguiti d’iniziativa dalla Guardia di Finanza nei confronti dell’imprenditore e dei suoi familiari – spiegano le Fiamme gialle – caratterizzati da pericolosità sociale in quanto gravati da numerosi precedenti penali e carichi pendenti per reati di natura economico-finanziaria. Dallo screening della posizione dell’imprenditore analizzata è stata ricostruita in dettaglio la totalità degli asset patrimoniali e finanziari nella disponibilità, diretta e indiretta, quindi anche per interposta persona. Sono stati individuati beni immobili, mobili e disponibilità finanziarie di valore assai sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati. Tali beni, secondo la ricostruzione eseguita, sono da ricondursi ad acquisti effettuati con i proventi delle attività illecite commesse nel tempo (plurime bancarotte fraudolente e reati tributari)”.
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Le indagini delle Fiamme gialle sono durate oltre due anni. “È stata acquisita ed esaminata, con riferimento all’ultimo ventennio, documentazione bancaria ed amministrativa, contratti di compravendita dei beni e delle quote societarie, atti pubblici che hanno interessato, nel tempo, l’intero nucleo familiare dell’imprenditore – spiegano ancora dalla Gdf – , verificando poi, per ogni transazione, le connesse movimentazioni sottostanti alla creazione della necessaria provvista finanziaria. Gli approfondimenti hanno consentito di collegare a livello temporale i fatti delittuosi rispetto alle acquisizioni dei beni non giustificati da altra fonte reddituale”.