Relazioni finite dietro la bomba sotto l’auto del figlio di un poliziotto e le minacce a Villaspeciosa

Manuel Scordo

Ci sono due relazioni finite dietro l’attentato e le minacce messe a segno il 2 dicembre dello scorso anno a Villaspeciosa che questa mattina hanno portato all’arrestato del dal 38enne di Vallermosa e dei due 21enni di Assemini e Villasor. Lo hanno reso noto la Questora di Cagliari, Rosanna Lavezzaro e il dirigente della Digos, Antonio Nicolli, nel corso della conferenza stampa in cui sono stati illustrati i dettagli dell’operazione Revenge Bomb scattata questa mattina con la notifica di tre ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari e cinque perquisizioni.

“Nel giro di pochi mesi abbiamo fatto piena luce su questo grave episodio – ha evidenziato la Questora – inizialmente abbiamo lavorato come se fosse un attentato ai danni di un nostro ispettore della Digos, poi si è scoperto che era indirizzato al figlio. Un episodio grave con un ordigno micidiale piazzato sotto l’auto. Abbiamo agito velocemente in stretta sinergia con la Procura”.

I tre arrestati sono stati inchiodati dalle indagini condotte dalla Digos che ha ricostruito dettagliatamente ogni cosa ma anche dai filmati delle circuito di videosorveglianza di una banca e del Comune di Villaspeciosa che hanno ripreso tutte le fasi dell’attentato.

I tre, secondo quanto accertato dalla Digos, avevano preso a noleggio un’auto e la notte del 30 novembre hanno portato a termine un primo raid. Hanno lasciato prima le scritte minacciose al cimitero di Vallermosa contro il comandante della stazione dei carabinieri responsabile di aver cercato di notificare un atto a uno dei due 21enni.

GUARDA L’INTERVISTA AL DIRIGENTE DELLA DIGOS DI CAGLIARI

La notte del 2 dicembre l’azione si è fatta più violenta: nel mirino è finito il figlio dell’ispettore della Digos, che avevano già in precedenza minacciato, facendogli saltare l’auto con un’ordigno artigianale. La bomba era stata piazzata sotto la ruota posteriore della Fiat Panda intestata all’ispettore ma in uso anche al figlio. La deflagrazione aveva distrutto l’auto.

Con l’intimidazione, hanno fatto capire oggi in conferenza stampa, volevano in qualche modo far finire la relazione che il giovane aveva con una ragazza che era stata fidanzata con uno di loro. A un’altra ragazza invece hanno lasciato sul portone di casa la scritta con gli insulti: anche in questo caso a uno dei 21enne non andava giù la fine del rapporto.

Gli altri due indagati, un 20enne e un 19enne di Decimomannu e Assemini, sono indagati per minacce sempre ai danni del figlio dell’ispettore della Digos.

Oggi nel corso delle perquisizioni sono stati sequestrati un tirapugni, una mazza da baseball e i telefoni cellulari degli indagati. Nelle chat sui social visionate dalla polizia emerge un atteggiamento violento tenuto dal gruppo, con minacce e insulti nei confronti delle ex fidanzate. Il 38enne era stato arrestato ad aprile dalla squadra mobile perché trovato in possesso di 30 chili di marijuana ed era finito in carcere. Recentemente era uscito per andare ai domiciliari, ma era evaso: oggi il provvedimento gli è stato notificato a Uta.

Manuel Scordo

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