Una manifestazione per dire no al nuovo Regolamento di polizia e sicurezza urbana proposto dalla Giunta Truzzu a Cagliari, in nome di una “città più inclusiva”. L’hanno convocata una serie di gruppi, associazioni e persone attive in città nel campo sociale e culturale domenica in piazza Garibaldi alle 11 : l’obiettivo è quello di chiedere al Comune di ritirare il regolamento. Le associazioni prendono di mira in generale l’idea di città proposta dalle norme, che prevedono – tra le altre cose – il divieto di accattonaggio, l’istituzione di zone rosse dove non si può consumare cibo e bevande negli spazi pubblici al di fuori degli esercizi commerciali, il divieto di stendere i panni all’aperto e anche quello di legare le biciclette ai pali. “Il testo concepisce la città come uno spazio svuotato dei suoi abitanti – spiegano i promotori -, una scenografia in cui le persone e le loro vite non sembrano esistere, se non in funzione di una città-vetrina da cui espellere tutti gli “elementi di disturbo”: si cerca di “ripulire” la nostra città, senza alcuna assunzione di responsabilità da parte di chi dovrebbe raccogliere i rifiuti, illuminare le strade e, in generale, prendersi cura di chi abita la città. Inoltre, la vaghezza del testo e dei termini che utilizza – decoro, sicurezza, usi impropri, disagio – da una tale discrezionalità alle forze dell’ordine che nessuno può sentirsi davvero al riparo”.
E proprio per ribaltare l’impostazione del regolamento, le associazioni hanno chiamato ironicamente la manifestazione “Domenica indecorosa” che prevede una serie di attività. Anzitutto un picnic – si chiede a chi partecipa di portare da mangiare, tovaglie e tavolini -, un laboratorio partecipativo aperto a tutti per “immaginare la città del futuro” attraverso disegni e parole, un ironico contest per votare il miglior stenditoio (“portate la vostra biancheria, filo e mollette”), ciclo-riparazioni per le biciclette. E poi parola a chiunque voglia intervenire e dire la sua sul regolamento e sul futuro di Cagliari.
La Giunta – attaccano i promotori – “cerca di bandire chi ha bisogno dello spazio pubblico per la propria sussistenza o attività – dalle persone senza fissa dimora ai venditori ambulanti e agli artisti di strada, fino a chi è costretto a chiedere l’elemosina. Queste persone rischiano multe salate e l’espulsione da 24 “zone rosse” della città tramite il Daspo urbano. Anziché contribuire alla lotta contro la povertà, dentro una crisi economica e sociale causata da 2 anni di pandemia, il Comune prende misure che accentuano e rendono sempre più evidenti le disuguaglianze sociali, colpendo le persone povere e celando questa azione violenta dietro un’idea di decoro tanto vaga quanto discriminatoria. In seconda battuta – proseguono – si cerca di nascondere lo stato di abbandono dello spazio pubblico riversando la responsabilità su chi lo vive: tra le tante, si fa divieto di stendere la biancheria da qualunque affaccio visibile dalla strada, di legare le biciclette ai pali e di consumare cibi e bevande al di fuori delle attività commerciali. Queste misure non solo limitano la libertà di vivere lo spazio pubblico, riducendo la vita sociale al mero consumo, ma evidenziano una mancanza di comprensione della realtà che vivono gli e le abitanti della città, e delle sfide che Cagliari si trova ad affrontare di fronte alla crisi climatica”. I promotori hanno lanciato anche una raccolta firme, questo il link.