Rapporto Crenos, nell’Isola aumenta la spesa sanitaria: record di sardi che rinunciano alle cure

 In Sardegna aumenta la spesa sanitaria, e, nonostante l’erogazione dei Livelli essenziali di assistenza sia sufficiente, l’isola mantiene il primato per rinuncia alle prestazioni sanitarie. È quanto si evince dal 32esimo rapporto del Crenos, il Centro di ricerche economiche nord-sud delle Università di Cagliari e Sassari, presentato questa mattina nell’aula magna della facoltà di ingegneria e architettura dell’Università di Cagliari. Nel 2023 la spesa sanitaria pubblica in Sardegna è cresciuta, raggiungendo i 3,8 miliardi di euro. La spesa pro capite (2.421 euro per abitante) è aumentata del 2,5% rispetto al 2022. Tuttavia, in rapporto al Pil, la spesa è scesa dal 9,6% al 9,2%. Sul fronte dei Lea, il sistema sanitario sardo ha raggiunto per la prima volta dal 2019 la soglia minima di adempimento di 60 punti in tutte e tre le macroaree: prevenzione (65), distrettuale (67) e ospedaliera (60). Permane invece una criticità strutturale sulla rinuncia alle cure: con un tasso del 13,7%, la Sardegna resta la regione con il valore più alto d’Italia, un primato negativo che detiene dal 2017. Anche il divario di genere è evidente: nel 2023, le donne sarde hanno mostrato una probabilità di rinuncia alle cure superiore del 30% rispetto ai pazienti uomini. Nell’isola, nel 2022, si è registrato un peggioramento generalizzato dei tempi di attesa per i ricoveri programmati in regime ordinario e in day hospital, con ritardi significativi per interventi oncologici (tumore alla mammella e colon-retto), cardiovascolari (bypass coronarico) e per la chemioterapia. La gestione delle liste d’attesa appare meno efficace proprio nei casi più urgenti. 

 Nonostante una spesa sanitaria pro capite superiore alla media nazionale, il servizio sanitario sardo fatica a garantire livelli adeguati di efficienza, evidenziando criticità strutturali e organizzative. Oltre ai tempi lunghi, un ostacolo crescente all’accesso alle cure è di natura economica: l’isola registra un elevato tasso di rinuncia per motivi legati ai costi. Per quanto riguarda l’accessibilità agli ospedali, in Sardegna sono buoni i tempi medi di percorrenza, ma le criticità arrivano per le emergenze. L’analisi dei dati geo spaziali sull’accessibilità alle 38 strutture ospedaliere sarde tramite trasporto su strada mostrano che nel 2023 il 64% dei sardi (oltre 1 milione di persone) può raggiungere un ospedale entro 15 minuti. Il 29% impiega tra 15 e 30 minuti e il 7% (circa 105.000 persone) oltre 30 minuti. Tuttavia, se si considera l’accesso alle sole strutture con medicina d’urgenza, presenti in appena 21 ospedali, emerge che solo il 57% dei sardi raggiunge un pronto soccorso in meno di 15 minuti, il 28% tra 15 e 30 minuti, mentre il 14% (oltre 200.000 persone) impiega più di 30 minuti. Di questi, più di 33.000 sardi, residenti prevalentemente nelle aree interne e nelle zone costiere ad alta densità turistica, necessitano oltre 45 minuti. (Dire)

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