In Sardegna occupazione in aumento, mentre diminuisce la disoccupazione. È quanto si evince dal 32esimo rapporto del Crenos, il Centro di ricerche economiche nord-sud delle Università di Cagliari e Sassari, presentato questa mattina nell’aula magna della facoltà di ingegneria e architettura dell’Università di Cagliari. Nell’isola le forze di lavoro tra i 15 e 64 anni crescono di oltre lo 0,6%, invertendo la tendenza dei precedenti due anni, trainate soprattutto dall’aumento di partecipazione al mercato del lavoro da parte delle donne. Il numero di occupati aumenta di oltre 14.000 unità, in maniera significativa per entrambi i generi, portando il tasso di occupazione al 57,7% (62,2% in Italia). La disoccupazione si riduce del 16,6% (con 53.236 disoccupati), riduzione di oltre due punti percentuali superiore alla media nazionale, portando il tasso di disoccupazione complessivo all’8,3% (6,5% in Italia), con tassi di disoccupazione tra i laureati e le laureate praticamente in linea al resto del Paese. Cresce significativamente l’occupazione nel settore del commercio, alberghi e ristoranti e nelle costruzioni, mentre si riduce negli altri servizi.
Le retribuzioni, misurate nel 2022, si avvicinano al dato nazionale (soprattutto per le donne). La struttura settoriale dell’occupazione continua però a differire significativamente da quella nazionale. L’incidenza dell’industria in senso stretto rimane meno della metà del valore nazionale, mentre l’incidenza dell’agricoltura raggiunge il 6% contro il 3,4% dell’Italia.
Le costruzioni reagiscono al forte calo dell’occupazione registrato nel 2023 con un aumento del 17,5% ed è significativo l’aumento del 16% nel settore del commercio, alberghi e ristoranti con oltre 20.700 unità aggiuntive. Il dato delle retribuzioni, fermo al 2022, mostra un recupero della retribuzione media in Sardegna rispetto al dato nazionale (rimasto stazionario), soprattutto grazie al quasi allineamento per le donne.
Rispetto al dato nazionale, la Sardegna registra una elevata incidenza del lavoro atipico: il part-time interessa il 21,1% dell’occupazione- valore di 4 punti percentuali superiore al dato nazionale- e quasi un terzo del lavoro maschile si svolge in forma indipendente mentre a livello nazionale ci si ferma ad un quarto. Il lavoro a tempo determinato incide al 16%, valore di 1,3 punti percentuali superiore alla media nazionale. Al netto di una struttura occupazionale caratterizzata da elevata atipicità, nel 2024 si è assistito ad un significativo calo dell’incidenza del part-time, soprattutto tra le donne, ed è stata particolarmente forte la riduzione dell’uso di contratti a tempo determinato con un calo dell’incidenza di ben 2,8 punti percentuali. Continua invece a crescere l’incidenza del lavoro indipendente tra gli uomini.
Parlando invece della situazione delle aziende. In Sardegna le imprese attive al 2024 sono 142.673, circa 1.700 in meno rispetto all’anno precedente. L’indice di densità imprenditoriale è per la prima volta in calo (91,1 imprese ogni mille abitanti), ma nell’isola rimane comunque elevato rispetto alle altre aree del Paese. È quanto si evince dal rapporto. L’alto numero di imprese è determinato dalla scala dimensionale estremamente ridotta (in media vi sono 2,9 addetti per impresa), che si riflette nella preponderante presenza di microimprese: queste sono oltre il 96% del totale e assorbono oltre il 60% del totale degli addetti (nel centro-nord il dato è pari al 38%). Dal punto di vista settoriale si conferma la specializzazione regionale nel comparto agricolo (24% del totale delle imprese) e nei settori collegati al turismo (10%), mentre i settori legati alle attività svolte prevalentemente in ambito pubblico e ai servizi non destinabili alla vendita incidono per il 30% del valore aggiunto complessivo, quota che non ha equivalente in ambito nazionale e supera anche quella del Mezzogiorno. Sul fronte del commercio con l’estero, si segnala il calo del valore dell’export dei prodotti petroliferi (5,3 miliardi di euro nel 2024, -4% rispetto all’anno precedente), che comunque si conferma quota prevalente delle esportazioni della Sardegna (78% del totale).
I restanti settori sono invece in crescita: i prodotti della chimica di base (180 milioni di euro, +42% rispetto al 2023), altri prodotti in metallo (200 milioni, +42%), del settore lattiero-caseario (165 milioni, +1%), dell’industria degli elementi da costruzione in metallo (119 milioni, +40%), dell’industria estrattiva di metalli non ferrosi (84 milioni, +5%), delle macchine di impiego generale (76 milioni, + 60%). L’evidenza che emerge dai dati sulle imprese in Sardegna è un tessuto imprenditoriale con tratti di fragilità: una dimensione estremamente ridotta e una composizione settoriale che vede una prevalenza di imprese attive nei settori a più bassa produttività e legate alla produzione di beni non altrimenti commerciabili se non attraverso la domanda esterna che si esprime in loco.