di Beatrice Perri
Un appello affinché tragedie come quella che è costata la vita a suo fratello e ad altri quattro giovani non accadano più. E’ quello lanciato da Antonella Soddu che il 30 ottobre scorso lungo la provinciale 69 a Fonni ha perso suo fratello Michele. Il ventiduenne viaggiava a bordo della Fiat Punto finita fuori strada, in una. Con lui hanno perso la vita Michele Coinu, di 21 anni, Lorenzo Figus, di 17 e Marco Innocenti, di 18. Un dolore immenso per le comunità in cui vivevano i quattro ragazzi, un vuoto senza fine per i familiari e per la sorella che oggi ha trasformato il suo dolore in un messaggio di speranza e responsabilità, in un appello con l’obiettivo di smuovere le coscienze.
“Gli incidenti possono capitare – dice Antonella nel video messaggio lanciato sui social – ma le modalità in cui avvengono non mi danno pace. I dati mi fanno rabbrividire. Vorrei smuovere le coscienze dei giovani, soprattutto di quelli dei paesi, per far capire che le strade che facciamo ogni giorno possono essere tanto pericolose quanto la nostra condotta. Purtroppo, per esperienza, ho capito che ci si dimentica in fretta che la vita è un attimo e che, in un attimo, può andare via.”
Le sue parole arrivano dritte al cuore. Non è solo un invito alla prudenza, ma un richiamo alla necessità di una riflessione collettiva. Il suo appello è stato pubblicato nel profilo Instagram dell’associazione no-profit “Adesso basta”, impegnata nella promozione di infrastrutture di trasporto sostenibili e sicure in Sardegna.
“Non mi do pace perché sono tornata sul luogo dell’incidente e, guardando la strada in quelle condizioni disastrose, non riesco a non pensare a quel pezzo di guardrail che manca – sottolinea -. Continuo a chiedermi se, magari, con quella protezione le cose non sarebbero andate diversamente. Se fosse bastata una barriera a cambiare le sorti di Michele e degli altri ragazzi?
Nel video, Antonella si sofferma su quanto sia importante parlare di sicurezza stradale, non solo per prevenire incidenti ma per salvaguardare vite umane. “Sensibilizzare è il primo passo per evitare di mettere noi stessi e gli altri in pericolo”.
Antonella non vuole che il sacrificio di Michele e degli altri giovani sia vano. Il suo appello è un atto d’amore e di coraggio, un invito a cambiare.