La ragazza accoltellata a Oristano: “Mi dispiace per lui, si è rovinato la vita”

La diciassettenne accoltellata davanti alla scuola di Oristano sta meglio. Il sedicenne recluso nel carcere minorile di Quartucciu per tentato omicidio secondo il suo legale si è già pentito. Oggi sarà interrogato dal magistrato.

La dinamica e il movente di quanto è accaduto venerdì mattina all’ingresso della scuola ‘Othoca‘ sono ormai chiari. Alle decine di testimoni si sono aggiunte le parole della ragazza: “Stavo per entrare nella scuola, ero nel piazzale e ho sentito i passi – ha raccontato a l’Unione sarda – Mi sono girata e l’ho visto venirmi addosso, poi è successo tutto in pochi istanti: mi ha afferrato da dietro e mi ha colpito”.

Quattro coltellate, una delle quali ha leso l’intestino. L’operazione chirurgica è andata bene e i medici sono rassicuranti, anche se ancora non hanno sciolto la prognosi. La ragazza dovrà restare a digiuno per cinque sei giorni, poi sarà dimessa. Ieri, nella sua stanza dell’ospedale San Martino, ha ricevuto la visita del dirigente scolastico Franco Frongia e, in rappresentanza del Comune di Oristano, del vicesindaco Giuseppina Uda, dell’assessore ai Servizi sociali Maria Obinu e della presidente della commissione Pari opportunità Mariangela Massenti.

Quel che emerge è che il “corteggiamento” è stato da subito brutale, violento, sprezzante. La studentessa non solo ha negato che col suo aggressore ci fosse mai stato qualcosa di simile all’inizio di una relazione, ma ha raccontato che le offese e gli insulti hanno segnato fin dal principio la sua conoscenza col compagno di scuola. Prima ha reagito, poi ha deciso di ignorarlo. Non è servito. Ora dice di non essere arrabbiata, ma molto triste: “Mi dispiace per lui – ha detto – si è rovinato la vita”.

Di certo lei l’ha rischiata, seriamente. Se una delle coltellate avesse raggiunto gli organi vitali oggi staremmo parlando di una tragedia. E probabilmente il ragazzo era convinto di esserne stato veramente l’autore. Secondo il racconto degli agenti che l’hanno fermato mezz’ora dopo alla stazione di Oristano, era sconvolto: la maglietta sporca di sangue, lo sguardo perduto, la leppa ancora in tasca. Li ha seguiti senza opporre alcuna resistenza. “Sto male”, ha solo detto.

Ancora non ci sono stati contatti tra le due famiglie. Ma, intervistato da la Nuova Sardegna, il legale del ragazzo, l’avvocato Gianfranco Siuni, ha detto che è intenzione dei genitori dell’aggressore far sentire al più presto la loro vicinanza ai familiari della ragazza: “E’ una famiglia perbene – ha detto il legale – in cui nessuno ha mai avuto problemi con la giustizia e che non sa spiegarsi come il proprio figlio sia arrivato a compiere un simile gesto”.

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