Quaranta giorni contro l’omofobia, a Cagliari la fiaccolata notturna

Una fiaccolata per ricordare tutte le persone vittime dell’omofobia e della transfobia di ogni parte del mondo, e soprattutto in quei paesi in cui l’odio è voluto proprio dallo Stato (come in Uganda, in Iran, in Russia e in molte altre nazioni): l’appuntamento è previsto oggi a Cagliari, sabato 17 maggio, alle 20, e si snoderà nel cuore dalla città attraversando punti di grande visibilità, da Piazza San Giacomo a Piazza Costituzione, da via Roma a via Baylle, fino a Piazza Yenne e Piazzetta San Sepolcro. Ad organizzare la fiaccolata, l’associazione ARC di Cagliari, che dal 2002 difende le libertà, i diritti e la cittadinanza delle persone lesbiche, gay bisessuali e transessuali, e che sull’isola, per il terzo anno consecutivo presenta Queeresima: calendario di politica, cultura e spettacolo dal 17 maggio al 28 giugno.

Durante la fiaccolata sono previste poche, brevi soste durante le quali saranno proposti spunti di riflessione, grazie all’aiuto di tante persone e associazioni. Il corteo si chiuderà in Piazzetta San Sepolcro con “In/canto per i diritti” monologo teatrale di Aurora Simeone e concerto di Chiara Effe. In collaborazione con l’Associazione “Suoni in tempesta” e “Teatro del Sale”.

Con la fiaccolata contro l’omo-transfobia si inaugurano i quaranta giorni di iniziative della Queeresima 2014, che si chiuderà sabato 28 giugno con il Sardegna Pride di Alghero.

Il seminario del 18 giugno, con il contributo dell’Università di Cagliari e interventi da varie parti d’Italia, è pensato invece per psicologhe e psicologi, assistenti sociali, insegnanti, educatori ed educatrici e chiunque voglia approfondire un approccio alla diversità. Sono le stesse professioni oggi a chiedere formazione: le nuove famiglie, basate su vincoli affettivi e relazionali diversi dagli istituti legali oggi previsti in Italia, si stanno diffondendo e nel resto d’Europa costituiscono famiglia a tutti gli effetti. Siamo pronti, si legge nei documenti di Queeresima, a relazionarci con la crisi coniugale omosessuale e con la consulenza alla genitorialità di due mamme? Come dobbiamo rapportarci con la miope decisione del Ministero di sospendere il progetto di orientamento alla diversità promosso dallo stesso Stato attraverso l’UNAR, Ufficio Nazionale Antidiscriminazione Razziale? In che modo si può dare ascolto a chi difende la tradizionale e patriarcale famiglia novecentesca, e come possiamo affrontate con loro l’idea che una libertà in più non sottrae il diritto di chi vuole vivere secondo il proprio credo religioso o politico? Tutte domande in attesa di risposta.

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