Cinque Province su otto saranno commissariate. Dovranno andare tutti a casa, i consiglieri e gli assessori eletti (o nominati) nel Medio Campidano, a Carbonia-Iglesias, in Ogliastra e in Gallura. Ma assemblea e giunta verranno sciolte anche a Cagliari. Si salvano solo Oristano, Nuoro e Sassari.
Finisce così il primo round della partita sugli enti intermedi, con la maggioranza che, da sola, accende luce verde allo stralcio dell’articolo 10. Vuol dire che non sarà discussa l’intera legge di riordino, ma solo la proposta dei cinque commissariamenti. Certo: non si tratta ancora di un voto definitivo, ma una cosa è sicura: in Consiglio regionale stanno vincendo in due. Ovvero, il presidente Ugo Cappellacci e i Riformatori, il partito che a maggio 2012 aveva promosso il referendum abrogativo, quello che ha cancellato le quattro nuove province storiche. E Cappellacci aveva sposato in pieno la chiamata alle urne decisa dai liberal democratici.
In Aula, intanto, è bagarre: il centrosinistra annuncia battaglia con Gian Valerio Sanna (Pd): «Questa legge ve la faremo penare, interverremo tutti, prendendoci il massimo del tempo». Insomma, sarà ostruzionismo. Un modo come un altro per fare pressing, nella speranza (remotissima) che Pdl e alleati facciano marcia indietro. E così, in teoria, il dibattito potrebbe durare giorni. (al. car.)
Proteste in aula da parte di numerosi rappresentanti delle Province seduti in platea, giunti a Cagliari da tutta la Sardegna, per vigilare sull’esito della legge. La presidente Claudia Lombardo ha sospeso la seduta e fatto sgomberare la tribuna del pubblico.
Prosegue l’ostruzionismo in Aula da parte del centrosinistra che interviene in massa sullo stralcio della legge di riordino degli enti locali e dopo la presentazione dell’emendamento del centrodestra che prevede il commissariamento delle province di Olbia-Tempio, Ogliastra, Medio Campidano, Carbonia Iglesias e Cagliari. Attualmente sono iscritti a parlare oltre 15 consiglieri che hanno 20 minuti a disposizione in discussione generale della legge, mentre sono stati presentati diversi emendamenti. “In queste ore sono circolati sms che indicavano le potenziali attribuzioni a questa e a quella forza politica dei commissariamenti – ha detto in Aula Gian Valerio Sanna (Pd) – sosterremo tutti i ricorsi che pioveranno su questo provvedimento illegittimo, cioé un commissariamento per mettervi l’anima in pace sulla riforma”. Per Il consigliere del Pdci, Radhouan Ben Amara, “la legge sul commissariamento è un inganno e ci saranno preblemi per il personale”, mentre per Giuseppe Cuccu (Pd), si tratta del “punto più basso di legislatura, con una furia commissariatrice tanto da ribaltare il risultato elettorale, perché con il commissariamento non abolite le province, come hanno chiesto i cittadini, ma solo giunte e consigli”. “Si tratta di un tentativo di occupare le istituzioni in modo illegittimo – ha detto Franco Sabatini (Pd) – l’assessore degli enti locali ha speso risorse per sentire i costituzionalisti che hanno più volte detto che non si può commissariare e ne dovrà rendere conto”. Secondo Tarcisio Agus (Pd) si tratta di “calcoli di bottega che tengono conto solo delle poltrone”, mentre per Paolo Maninchedda (Psd’Az) “così si sta bloccando il sistema degli enti locali, oltre ad avere totalmente stravolto la legge originaria”. Sempre per l’opposizione, Mario Diana (Segd), ha spiegato che la legge sarà impugnata subito e che della materia se ne occuperà la corte costituzionale “che risolverà una volta per tutta il problema: è il modo più veloce di venire fuori da questa situazione”. Antonio Solinas (Pd), rivolto al centrodestra, ha affermato che “vi si siete già spartiti gli enti e circolano voci che qualche forza politica si accontenterebbe anche dell’ipotetica azienda regionale delle strade”, mentre Chicco Porcu (Pd), chiedendo scusa per avere “sottovalutato la spregiudicatezza politica di Cappellacci”, ha osservato che “la legge non è un superamento delle province, ma è la negazione degli stessi referendum”.