Da stalker a fidanzato ma col rischio di dover finire in carcere: è la storia, raccontata oggi dalla Nuova Sardegna, di una coppia sullo sfondo del reato di stalking. In un momento della sua vita lei è persino arrivata a odiare quell’uomo con il quale aveva avuto una relazione di qualche mese – racconta il quotidiano di Sassari -. A tal punto che lo aveva denunciato per atti persecutori quando la loro storia era finita. Aveva chiesto aiuto ai carabinieri perché si sentiva continuamente minacciata da lui, che era un suo superiore al lavoro.
La denuncia ha “camminato” e l’uomo è stato rinviato a giudizio per atti persecutori. In una vicenda così ingarbugliata e tormentata ci si sarebbe aspettati tutto fuorché un finale di questo tipo: i due oggi si amano e vivono insieme. Anche se nel palazzo di giustizia di via Roma alcuni giorni fa il pm ha chiesto la condanna a due anni di reclusione (con la sospensione condizionale della pena) nei confronti dell’imputato. Lei ha provato a fare un passo indietro, voleva rimettere la querela ma non le è stato possibile farlo. Il reato di stalking – così come si è configurato in un preciso momento della loro relazione, procede d’ufficio. Ora saranno i giudici a decidere.
I due erano colleghi di lavoro e amanti, entrambi sposati: l’uomo, un ufficiale della polizia municipale di Sassari, comincia a perseguitare la donna, una vigilessa, tempestandola di messaggi e mail. Tanto che lei decide di rivolgersi ai carabinieri per chiedere aiuto. La denuncia per stalking è il passo successivo. “Non ce la faccio più – aveva detto agli uomini dell’Arma a febbraio del 2015 – la mia vita è diventata un inferno fuori e dentro l’ufficio”. Dopo alcuni mesi di indagini, i militari avevano notificato all’ufficiale della polizia municipale una misura cautelare emessa dal gip: l’uomo doveva tenersi a distanza dai luoghi frequentati dalla collega.
Il provvedimento era stato sollecitato dal sostituto procuratore Giovanni Porcheddu (lo stesso che qualche giorno fa ha chiesto la sua condanna a due anni) e gli era stato notificato in ufficio, al comando di via Carlo Felice. Dopo un comprensibile iniziale imbarazzo l’ufficiale aveva chiamato il suo difensore, l’avvocato Marco Palmieri, e aveva assistito con lui alla perquisizione disposta dal giudice. I carabinieri avevano sequestrato diverso materiale informatico per cercare, e trovare, le prove di quanto la donna aveva raccontato ai militari: e cioè di essere diventata vittima delle vessazioni da parte del suo superiore subito dopo la fine della loro relazione extraconiugale. L’ufficiale avrebbe iniziato a tempestarla di messaggi e di mail per convincerla a tornare con lui, poi sarebbe passato alle minacce. “Se non torni con me – le avrebbe scritto – racconto di noi due a tuo marito”. Non ce n’è stato bisogno. I due si sono separati dai rispettivi coniugi e ora vivono in serenità la loro storia d’amore. Risvolti giudiziari a parte.