Al momento c’è una data, ma per ora i dettagli della protesta sono ancora tutti da definire. Giovedì 20 ottobre i pastori sardi torneranno in piazza con una grande manifestazione a Cagliari, a distanza di tre anni dalle proteste per il riconoscimento di un equo prezzo del latte.
Il via libera, per alzata di mano, è arrivata da un’affollata assemblea che ha anche chiesto le dimissioni immediate dell’assessora all’agricoltura. Una riunione svoltasi questa mattina a Tramatza (Oristano), nello stesso luogo scelto dagli stessi pastori nel 2019 per redigere la piattaforma rivendicativa con tanto di griglia per il prezzo del latte, portata poi ai tavoli ministeriali con gli industriali.
Stavolta però i margini di guadagno della produzione, a fronte di un prezzo che comunque si mantiene su buoni livelli (saldo di circa 1,40 euro al litro), vengono vanificati dai rincari delle materie prime, energia e carburanti. Poi c’è il capitolo degli aiuti al settore agropastorale con la nuova Politica agricola comune (Pac) 2023-2027 che esclude il comparto ovicaprino dall’ecoschema 1 livello 2, ma c’è di più. Oltre alla mancata convergenza dei pagamenti diretti, dalle risorse del Psr risultata anche che la Sardegna percepirà 115 milioni di euro in meno rispetto alla precedente programmazione, mentre all’ovicaprino sono stati destinati “solo 11 milioni di euro per l’intero comparto (poco più di 1 euro a capo)”, conseguenza della crisi derivata dalla guerra tra Ucraina e Russia.