Ci si aspettava la sentenza al processo in corso a Nuoro che vede imputati quattro pastori, accusati di blocco stradale per le proteste sulla statale 131, al bivio di Lula, del 13 febbraio 2019, durante le manifestazioni per il prezzo del latte. La giudice Elena Meloni ha invece aggiornato l’udienza per le repliche e rimandato la sentenza al 18 aprile. La decisione in seguito alla requisitoria della Pm Ilaria Bradamante che ha chiesto otto mesi con la sospensione condizionale della pena per i quattro imputati.
Poi la giudice ha dato avvio a un’altra udienza nei confronti di nove pastori, per la protesta del 8 febbraio 2019 sulla 131 al bivio di Siniscola, rinviando al 27 settembre. “Il blocco della circolazione stradale c’è stato nei due sensi di marcia e solo chi dichiarava di avere urgenza di passare veniva fatto uscire su una strada parallela alla 131”, ha argomentato la Pm. Il collegio degli avvocati della difesa, dal canto suo, ha dato battaglia su questa ricostruzione: “La circolazione in una strada parallela alla 131 era garantita a tutti e non si può parlare di blocco stradale a carico dei quattro imputati – ha sostenuto l’avvocata Giulia Lai, che insieme a Adriano Sollai, Michele Zuddas, Marcella Cabras, Giuseppe Talanas e Caterina Calia difende gli imputati -. Se così fosse, visto che quella mattina c’erano 2mila persone a manifestare compresi gli amministratori locali, il reato dovrebbe essere contestato a tutti i presenti. Era un momento eccezionale e tutti i politici appoggiarono la manifestazione”.
Per i legali si è trattato dell’esercizio del diritto di manifestare garantito dalla Costituzione e hanno dunque chiesto “l’assoluzione perché il fatto non sussiste o in subordine perché il fatto non costituisce reato”. In aula c’è stato spazio anche per le dichiarazioni spontanee dei pastori. “Davanti a voi avete dei padri di famiglia che hanno educato ed educheranno i loro figli a lottare per sconfiggere le ingiustizie. Punendo noi non farete altro che alimentare la loro voglia di lottare”, ha detto Antonio Carta, pastore di 34 anni di Siniscola sotto processo. “Noi non ci pentiamo di quello che abbiamo fatto e se si dovesse ripresentare l’occasione lo faremo ancora per difendere i nostri diritti – ha continuato l’imputato -. Si sta cercando di fermare la lotta e la solidarietà popolare che potrebbe essere utile a chiunque in Sardegna”. Il padre di Antonio, Domenico Carta, di 62 anni, anche lui sul banco degli imputati, ha dato man forte al figlio: “Mi reputo orgoglioso di quello che abbiamo fatto con altri lavoratori. E no, non siamo fomentatori di disordini, ogni giorno ci sacrifichiamo per vivere. La rivolta ci sarà ogni volta che ce ne sarà bisogno e affronto tutto quello che ne consegue a testa alta e senza paura”.
Fuori dal tribunale, in contemporanea, si è svolto il sit-in di un gruppo di indipendentisti, promosso dall’associazione Libertade. “Siamo in presenza di un piccolo numero di pastori colpiti per cercare di intimidire il mondo degli allevatori, tutta la Sardegna continua ad essere al fianco dei pastori”, ha detto Pierfranco Devias di Liberu. “C’eravamo tutti a quella manifestazione pacifica, erano presenti anche i bambini delle elementari, se condannano i pastori ci devono condannare tutti”, ha aggiunto Bustianu Cumpostu di Sardigna Natzione.