Presunta cellula Al Qaeda sarda, le autorità pakistane: “Accuse infondate”

Secondo le indagini svolte dall’intelligence pakistana nei confronti degli 11 connazionali arrestati nell’aprile 2015 a Olbia e in diverse parti d’Italia, accusati di aver costituito una cellula di Al Qaeda, non è emerso niente che possa ricondurli alla lista dei responsabili degli attentati che vengono loro attribuiti, tra i quali c’è anche la strage al mercato di Peshawar dell’ottobre 2009 con più di cento morti. Lo ha detto il console pakistano Amad Farouk, nell’ambito dell’udienza odierna per il processo in Corte d’assise a Sassari nell’aula bunker allestita all’interno del carcere di Bancali.

Di fronte alla corte presieduta dal giudice Pietro Fanile (a latere Teresa Castagna), al pm Danilo Tronci, all’Avvocatura generale dello Stato – che rappresenta la presidenza del Consiglio dei ministri dopo la sua costituzione di parte civile – e al collegio difensivo, il rappresentante diplomatico ha consegnato agli atti un documento controfirmato dall’ambasciata e dal Ministero degli Affari esteri del Pakistan, che afferma in maniera chiara che gli atti a carico degli imputati per i fatti che vengono loro contestati dalla Dda di Cagliari e dalla Digos di Sassari sono negativi.

Il presidente Fanile si è riservato di decidere sull’acquisizione del documento agli atti del processo. Durante l’udienza di oggi è proseguito l’esame di Mario Carta, il dirigente della Digos che coordinò le indagini, da parte del collegio difensivo degli 11 imputati. Carta ha ribadito che l’ipotesi accusatoria è il frutto di una complessa indagine basata su intercettazioni, pedinamenti e documenti informatici. Tutto il materiale è ancora alla base di esami tecnici da parte dei periti nominati dal Tribunale di Sassari e dei tecnici di parte.

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