Maxi consumi per una villa con piscina a Porto Cervo, ma le bollette non erano state pagate: così, tra il 2010 e il 2013, i debiti erano lievitati fino a superare i 27mila euro, a cui ora si aggiungono le spese legali, quasi tremila euro. È il “conto” che dovrà pagare la proprietaria di una casa in Costa Smeralda.
Nonostante i consumi fossero stati regolarmente registrati e fatturati, la donna aveva fatto causa ad Abbanoa contestando gli importi, a suo dire, non erano reali. La notizia della sentenza è stata data su Twitter dall’amministratore unico di Abbanoa, Alessandro Ramazzotti: “Porto Cervo, villa e piscina. Proprietaria si appella al diritto all’acqua bene comune. Giudice dà ragione ad Abbanoa”.
Nell’atto di citazione, presentato in Tribunale per contestare le bollette della villa in Costa Smeralda, infatti, la controparte aveva fatto riferimento al “disagio sociale causato dalla richiesta di somme inverosimili per il diritto all’acqua quale bene primario del cittadino”. Nei tre anni contestati il consumo d’acqua è stato di ottomila metri cubi d’acqua, regolarmente forniti. Consumi elevati, ma certificati dalle letture: d’altronde anche nelle verifiche effettuate dai consulenti tecnici si è dovuto tenere conto dell’irrigazione prato quotidiana, personale di servizio, etc.”. Conclusi i controlli, però, lo stesso consulente tecnico nominato dalla cliente non aveva potuto far altro che prendere atto “del corretto funzionamento del contatore”, come riportato nella sentenza del Tribunale di Tempio Pausania che ha stabilito come la causa fosse “infondata e va pertanto respinta. Si rileva in primo luogo che la parte attrice si è limitata ad allegare la fatturazione da parte di Abbanoa di consumi idrici in eccesso rispetto a quelli reali, senza tuttavia indicarne la causa”.