Basi militari e Sardegna, il connubio finora indissolubile è destinato a incrinarsi? Per Michela Murgia non ci sono dubbi: “La Regione Sardegna deve avere il coraggio di prendere le decisioni a Cagliari, aprendo una vertenza con lo Stato. Gli spazi politici ci sono, ma prima di tutto è necessario sapere come utilizzare i territori liberati, dando concrete alternative economiche a quelle offerte dai poligoni”. E ancora: bonifiche a spese dello Stato, modelli di sviluppo alternativi e radicale cambiamento dell’attuale classe politica sarda.
Alla candidata indipendentista fa eco il deputato Michele Piras (Sel) anch’egli intervenuto di fronte a circa 130 persone durante la presentazione del libro “Servitù militari, modello di sviluppo e sovranità in Sardegna” del sindaco di Villaputzu Fernando Codonesu, una sorta di testo unico sui poligoni militari capace di aprire anche ad altri temi scottanti come la speculazione energetica e la dismissione industriale. “Quella dei poligoni sardi non è riducibile a una questione di assetti internazionali – precisa Piras – ma è legata all’idea che il popolo sardo possa autodeterminarsi, scegliendo un proprio modello di sviluppo e rifiutando il business delle armi, cui i poligoni sono funzionali. Per questo occorre rimettere in moto la coscienza dei cittadini. Al Capo di Stato Maggiore Binelli Mantelli, che dice di aver i preservato i territori, ho risposto che sono i sardi a dover decidere”.
Tornando a Michela Murgia, la candidata di Sardegna possibile ha puntato il dito sia contro il centrodestra, sia contro il centrosinistra. “Chi ha governato la Sardegna ha da sempre le stesse idee in merito alla presenza militare nell’isola. Si prenda l’interrogazione con cui i deputati Pd chiesero il potenziamento dei poligoni isolani grazie alla realizzazione della pista di Monte Cardiga, senza la quale ‘si sarebbe negata ai territori sardi coinvolti l’unica possibilità di futuro industriale’, questo battevano le agenzie stampa nel 2008″, ricorda Murgia.
Bustianu Cumpostu, storico leader di Sardigna Natzione, esordisce citando un documento della Cia, l’intelligence americana, ricordando come “gli americani abbiano deciso di fare della Sardegna una portaerei al centro del Mediterraneo a causa della scarsa densità di popolazione. I sardi sono stati comprati con qualche posto di lavoro, come da copione Cia – afferma Cumpostu -. Per questo bisogna agire da Stato e smettere di essere una colonia subalterna”.
All’incontro era attesa anche la candidata del centrosinistra alla presidenza della Regione Francesca Barracciu, che però ha dato forfait. Intanto, dopo anni di assordante silenzio rispetto alla presenza militare in Sardegna il dibattito sembra ricevere nuovo respiro: il partecipato incontro di stasera sembra confermarlo. Di certo, della questione si continuerà a parlare durante la lunga campagna elettorale.
Piero Loi