Polemiche sull’ospedale di Oristano: “Medici dai reparti al Pronto soccorso”

Medici dei reparti mandati in pronto soccorso a coprire i turni, figure professionali “non sono assolutamente preparate a fronteggiare le problematiche della Medicina d’urgenza” sottratte “ai loro reparti già in situazione di grave sofferenza nel più totale dispregio delle più elementari norme sulla tutela della salute e sicurezza dei lavoratori e degli ignari pazienti”. Lo denunciano Anaao-Assomed e Cosmed, associazione di medici e dirigenti, segnalando la situazione che si sta venendo a creare al San Martino di Oristano, una problematica che secondo l’associazione di categoria è la fotografia di quanto sta accadendo in diversi ospedali dell’Isola. “È del 17 settembre la disposizione del direttore sanitario Sergio Pili che richiede ai direttori delle varie strutture, con ‘valenza di ordine di servizio’ di individuare dei dirigenti che vadano a coprire i turni in Pronto soccorso – scrivono in una nota Anaao-Assomed -. Vengono coinvolti dirigenti medici di specializzazioni non equipollenti né affini, quali ortopedici, nefrologi, ginecologi, ematologi, oncologi, urologi. Con la giustificazione del momento di particolare crisi si vogliono mandare allo sbaraglio figure professionali che non sono assolutamente preparate a fronteggiare le problematiche della Medicina d’urgenza”.

“Il Pronto soccorso – spiegano – è una realtà a se stante in cui le problematiche correlate alla sicurezza Covid 19, si intrecciano con situazioni di particolare criticità che richiedono conoscenze appropriate al fine di garantire diagnosi e interventi terapeutici tempestivi”.

Secondo l’associazione di dirigenti e medici la crisi non è attuale: “In realtà la crisi dura da tempo e non si sono trovate soluzioni adatte a risolverla – spiegano -. Le graduatorie di concorso continuano, infatti, a portare risorse umane ad altre realtà meno carenti mentre Oristano e altre zone periferiche rimangono al palo. L’ospedale San Martino rimane tuttora sguarnito di figure professionali in tutti i settori mentre si continuano a privilegiare le preferenze di chi deve essere assunto rispetto alle reali necessità delle varie aree della Regione”.

Anaao-Assomed e Cosmed puntano il dito su tutto il sistema sanitario regionale: “La vera emergenza in realtà è l’assoluta incapacità a governare la sanità su concrete basi epidemiologiche, carichi di lavoro ed esigenze dei vari ambiti territoriali – evidenziano -. Ci si accontenta invece di stilare graduatorie a tempo determinato/indeterminato che non servono a niente se non a implementare le risorse in aree che ne hanno poco bisogno per ragioni che sono purtroppo estranee al bene salute. Non siamo grandi fautori dei dietrologismi, per cui non siamo certi che dietro questa apparente piatta insussistenza vi siano manovre occulte per portare alla chiusura della sanità oristanese. In realtà questa ipotesi sarebbe anche benevola verso chi governa attualmente la nostra sanità, poiché l’altra ipotesi dovrebbe essere che lo sfascio attuale sia dovuto alla più profonda incapacità di concepire e mettere in atto qualcosa di utile a tutela del diritto alla salute delle nostre comunità”.

Cosmed, Anaao -Assomed dicono ci aver capito che “quella Oristanese è uno degli anelli deboli della Sanità Regionale. Non lo è per demerito di chi ci lavora, ma semplicemente per scelte fatte o non fatte altrove. È sotto gli occhi di tutti il fatto che figure professionali che dovrebbero essere equamente distribuite in base al fabbisogno nelle diverse realtà lavorative, vengono invece concentrate in modo polarizzato a Cagliari, Sassari e, in minor misura, Nuoro. Questo vale anche per le risorse economiche. I pochi professionisti rimasti vengono coinvolti di solito in attività ad alto rischio per sovraccarico di lavoro, anche in ambiti molto delicati, quale la Medicina d’Urgenza. Ciò accade in violazione delle più elementari norme contrattuali e in violazione di tutti i criteri volti a garantire cure adeguate al cittadino”.

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