Pelle artificiale e tatuaggi elettronici. Nuove frontiere per curare gli ustionati

Sensori utili a conoscere lo stato di salute di una persona, in due parole tatuaggi elettronici altamente innovativi nel campo della biomedica. Sono stati presentati oggi su Rai 3, durante la trasmissione “A tutta salute” condotta da Michele Mirabella, dai ricercatori del Laboratorio dispositivi elettronici avanzati (Dealab) diretto da Annalisa Bonfiglio.

In collegamento, dal laboratorio di via Is Maglias, sono intervenuti i ricercatori del Diee, Piero Cosseddu e Andrea Spanu. Anche Danilo Pani fa parte dello staff impegnato nelle ricerche sui “tatuaggi”. Gli studiosi hanno presentato il loro lavoro sulla realizzazione di tatuaggi “elettronici”. I dispositivi sono costituiti da sottili pellicole plastiche altamente flessibili, del tutto simili ai trasferelli utilizzati dai bambini, i quali però hanno proprietà elettroniche e possono essere utilizzati in varie applicazioni di forte interesse biomedico. Tra queste, la rilevazione di biopotenziali e la realizzazione di prototipi di pelle artificiale per applicazioni robotiche.

Il team di ricercatori del DeaLab

Tecnologie super avanzate utili anche per la cura dei grandi ustionati. “Il tatuaggio applicato sulla pelle del paziente misura il tracciato elettrocardiografico, le contrazioni muscolari e altre possibili variabili caratteristiche della pelle in modo totalmente non invasivo e impercettibile da parte del paziente”. La professoressa Annalisa Bonfiglio guida il team di ricerca. “Sono due le applicazioni fondamentali di queste tecnologie: la misura di biopotenziali in pazienti con cute danneggiata, in cui risulti impossibile l’applicazione di elettrodi tradizionali quali quelli attualmente in uso clinico, o in neonati o prematuri, la cui pelle delicata non sopporterebbe l’applicazione di elettrodi tradizionali per lungo tempo senza dar luogo a irritazioni”.

“L’interesse dei medici che lavorano nei reparti grandi ustionati, dove è spesso difficile gestire questo tipo di misure in pazienti con gravi ustioni, è molto alto. Alternativamente, queste tecnologie, nate per monitorare il corpo umano, possono essere applicate per costruire una pelle artificiale per i robot che, in questo modo, possono acquisire sensibilità a pressione, a temperatura consentendo loro – conclude Annalisa Bonfiglio – di acquisire una ulteriore modalità di interazione con il mondo circostante”.

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