Il pecorino sequestrato nei giorni scorsi dalla Asl in Toscana non era taroccato, ma prodotto in Romania dall’industria casearia dei fratelli Pinna che ha sede a Thiesi, ma è anche proprietaria di stabilimento Timisoara. Lo spiega, in una nota, la stessa ditta sarda che parla di “sequestro temporaneo e a scopo cautelativo”.
Il formaggio bloccato – 4mila forme – era destinato al mercato internazionale dei grattugiati. “ma alla fine – precisano i Pinna – era assolutamente tutto in regola in merito a condizioni igieniche, di conservazione, di etichettatura e di tracciabilità. Per questo è immediatamente scattato il dissequestro, visto il pieno rispetto delle regole vigenti e l’assoluta trasparenza del nostro operato”.
Da dieci anni i Pinna hanno delocalizzato in Romania un decimo del fatturato. “Volevamo inserirci – è scritto ancora nella nota – in quel segmento di mercato globale, estremamente competitivo, dei formaggi da grattugia che non fa distinzione fra vaccini e pecorini, ma compete solo in base al miglior rapporto prezzo/qualità. Gli acquirenti sono ben coscienti di cosa comprano. Crediamo e ci vantiamo di aver fatto una buona operazione di internazionalizzazione facendo entrare il nostro gruppo in relazione con società che ora acquistano in Sardegna anche gli altri nostri prodotti”. Ancora: “In questi 10 anni la Fratelli Pinna non ha trasferito in Romania un solo litro di latte sardo (per sfruttare il minor costo del lavoro) e non ha mai importato latte romeno (per sfruttare il minor costo della materia prima). Ha invece realizzato a Thiesi investimenti per oltre 15 milioni di euro, aumentando la superficie”.