Il volontario sardo andato da Alfredino: “Gli tolsi il fango da occhi e bocca”

“Impossibile dimenticare, penso a lui ogni momento”. Così Angelo Licheri, oggi 76enne, ha raccontato a TgCom24, in occasione del quarantesimo anniversario della tragedia di Vermicino. In Italia è stato il primo fatto di nera diventato diretta televisiva, addirittura a reti unificate. Alfredino Rampi, che aveva 6 anni, cadde in un pozzo artesiano nel paese vicino a Frascati. Da quella gola della terra, dove era finito a 64 metri di profondità, la sua voce smise di sentirsi tre giorni dopo, il 13 giugno.

In tanti provarono a salvare Alfredino. Tra loro anche Licheri che oggi vive in povertà in una cosa di riposo a Nettuno, in provincia di Roma, senza una gamba e quasi cieco, per via di un diabete molto aggressivo. Licheri racconta intanto che raggiunse Vermicino da solo. Il capo delle operazioni di salvataggio era Elvero Pastorelli. “Una volta lì lo chiamai e gli dissi che mi offrivo come volontario. Mi rispose di no. Io mi misi a piangere e la mamma di Alfredino mi disse: ‘Lei è troppo emotivo, non vorrei che andando a prendere mio figlio, rischiasse anche lei la vita’. Io – continua a raccontare Licheri – le risposi: ‘Sono maggiorenne, mi prendo le responsabilità di ciò che faccio, mi sono offerto e voi dovete solo accettare’.

In quel cunicolo il volontario sardo si calò in canottiera e mutande. Per tre volte provò a prendere Alfredino. “Una prima volta la corda vene tirata su con troppa forza e l’imbragatura gli uscì dalle braccia. Provammo una seconda volta ma si stacco il moschettone. Ho provato a prenderlo per i gomiti ma niente, non si riusciva. Alla fine l’ho afferrato per i polsi e nel tentativo di tirarlo su gli ho rotto quello sinistro. Ho sentito un lamento, lieve. Non aveva più forze, povera creatura”.

L’Italia era davvero tutta davanti alla tv. A Vermicino andò anche l’allora presidente della Repubblica, Sandro Pertini. Licheri pensa ogni giorno anche all’ultimo suo saluto: “Gli promettevo tante cose in quei momenti: che gli avrei comprato la bicicletta nuova e che sarebbe stata migliore di quella dei miei 3 bambini, piccoli come lui; che l’avrei portato a pescare. Insomma, cercavo di incoraggiarlo in tutti i modi. E quando smettevo di parlare, lui rantolava perché voleva che continuassi”.

[La folla a Vermicino in una foto di Repubblica.it]
  • Angelo Licheri è morto lo scorso ottobre in una casa di riposo a Nettuno

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