L’ultimo saluto del paese a Zdenka: “Non confondete amore con possesso”

“In questi giorni di festa per il carnevale, Zdenka ci ha riuniti qui e ci ha costretto a gettar via la maschera di fronte all’atrocità del gesto di cui è stata vittima. Quella stessa mano che in giorni felici ha stretto, accarezzato e desiderato il suo volto, ha alzato il pugnale per colpire e uccidere”. Così don Luca Collu, parroco della chiesa di San Pantaleo, a Sorso (Sassari), ha invitato la comunità a riflettere sul fatto che “troppo spesso si fa confusione tra amore e possesso”, come ha rimarcato in una sorta di lettera aperta con cui, nel giorno del suo funerale, si è rivolto direttamente a Zdenka Krejcikova.

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La 41enne ceca viveva in paese da alcuni anni e qui è stata accoltellata sabato scorso dal suo ex compagno, Francesco Baingio Douglas Fadda, sassarese di 45 anni, che stamattina nel corso dell’interrogatorio di garanzia col gip di Sassari si è scusato per quel gesto e si è detto dispiaciuto. Citandolo, don Collu ha esortato la folla che ha gremito la chiesa a cercare di perdonare. “Francesco, nella sofferenza che lo attende, avrà modo di riflettere”, ha osservato il sacerdote di fronte a quella bara su cui sono state posate rose bianche e una foto di lei. Amministratori, associazioni, cittadini comuni: in tantissimi hanno ascoltato le parole di don Collu. “Ciao Zdenka, ci ritroveremo lassù”, ha detto per concludere, ma non prima di aver posto l’attenzione sulla necessità di considerare “la cura e l’amore per il prossimo come valore assoluto”.

Intanto la Procura di Sassari ha modificato l’imputazione in omicidio premeditato nei confronti di Francesco Baingio Douglas Fadda. I pm, Paolo Piras e Maurizio Musco, avuti gli esiti dell’autopsia, gli hanno anche contestato quattro aggravanti. La prima deriva dal fatto l’uomo ha “aggravato le conseguenze” della coltellata “sottraendo la donna ferita a tempestive cure mediche”. La seconda è di essersi “allontanato dal luogo insieme a minori che assistevano all’agonia”. La terza è che il ferimento mortale è stato commesso al culmine dei maltrattamenti, ossia dopo averla picchiata barbaramente dentro casa, con pugni al volto e calci alla schiena. La quarta e ultima consiste nel fatto di aver agito su una persona a lui “legata affettivamente”.

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