La mummia dei ghiacci? No, non era “sarda”. Otzi – l’uomo dell’Età del rame rimasto conservato per 5.200 anni in Alto Adige, scoperto nel 1991 e ora conservato in un museo a Bolzano – è tornato alla ribalta per un articolo uscito sul Corriere Trentino che parlava delle sue origini – e in particolare le sue presunte origini sarde. All’indomani del pezzo, il genetista dell’Università di Cagliari, Paolo Francalacci, ha spiegato a Open perché quell’affermazione sia scorretta.
L’affermazione probabilmente travisata – o eccessivamente semplificata – dall’intervista all’anatomopatologa Martina Tauber si riferisce all’apotlipo paterno “individuato in Sardegna o in Corsica: qualche antenato proveniva da lì”. Spiega il genetista: “Come sapete il cromosoma Y si trasmette di padre in figlio come un cognome. Parliamo di di aplotipo quando vogliamo indicare le mutazioni individuali del cromosoma Y. Con aplogruppo invece intendiamo una famiglia. L’aplogruppo a cui appartiene Ötzi è il G2a. Probabilmente la sua zona di diffusione era quella caucasica ch’è arrivata nel Neolitico risalendo il Danubio. La seconda strada era quella marittima”.
Come si arriva quindi alla presunta parentela coi sardi? “Quella di Ötzi è una linea ch’è arrivata fin da 8/9 mila anni fa dalle aree dell’Europa centrale – continua il professore sentito da Open -, a quel punto quei popoli sono scesi verso la penisola italiana mediante un percorso molto simile a quello seguito dagli antenati degli Etruschi. Anche loro non si sono fermati in Toscana, ma hanno attraversato l’arcipelago Toscano, Corsica e Sardegna. Ötzi ha un aplotipo che appartiene all’aplogruppo G2a di origine caucasica che troviamo effettivamente anche in Sardegna – spiega -, perché discendono da questi popoli provenienti dal Nord. Tra l’altro Ötzi è morto 5 mila anni fa, quindi la Sardegna non l’ha mai vista. Forse dei parenti comuni sono arrivati in Sardegna da quella stessa strada.