Dura protesta da parte dei medici di famiglia della Asl di Oristano che hanno inviato una lettera di denuncia ai vertici dell’Ats e all’assessore regionale alla Sanità, Mario Nieddu. A preoccupare i medici è la “situazione disastrosa della sanità della provincia di Oristano”. Il primo problema riguarda soprattutto la “carenza di dispositivi di protezione individuale e la difficoltà organizzativa delle strutture poliambulatoriali limitano fortemente la reale funzionalità delle consulenza specialistiche sia in ambulatorio che a domicilio”.
Un elenco di lacune visto che “mancano sovracamici, tute e calzari, c’è carenza di guanti e mascherine, e i rari specialisti che danno la disponibilità per le assistenze domiciliari sono impossibilitati ad agire in sicurezza, secondo tempistiche accettabili per la gravità delle richieste”, scrive Alessandro Usai, segretario provinciale Fimmg Oristano. In ospedale la situazione sembra non essere molto migliore: “A Oristano reparti strategici come Medicina, Pediatria, Pronto soccorso, Ostetricia e Ginecologia, Radiologia, il Servizio di Oncologia sono privi di primario, la Ematologia è ridotta all’osso, il servizio di Emodinamica è praticamente chiuso e a breve altri servizi chiuderanno per pensionamenti. E non si può sicuramente contare su strutture ospedaliere fantasma come quelle di Ghilarza e Bosa“.
Davanti a questa situazione per i medici di famiglia è necessario dare l’allarme anche perché “le persone muoiono quindi, non per il Covid-19 perché il virus ci ha graziato, perché siamo stati bravi e fortunati. Anche se tutti sappiamo che non è finita e che in autunno si prevede un nuovo picco. I pazienti muoiono di altro: di infarto, di ictus, di patologie neoplastiche, di scompenso cardiaco ed in genere di patologie prima strettamente monitorate in ambulatorio ed a domicilio e che attualmente sono passate tutte in secondo piano”.