Operazione anti-bracconaggio, ambientalisti salvano cinghiale

Oltre 1.700 trappole per volatili, 80 per ungulati, come i cervi e una rete per l’uccellagione. Sono i numeri della 18ma campagna anti-bracconaggio condotta nelle campagne tra Sarroch, Uta, Capoterra e Assemini dai volontari della Lega per l’abolizione della caccia. L’operazione, portata a termine in costante contatto con il Corpo forestale e con il contributo del Gruppo di intervento giuridico, ha permesso di liberare una femmina di cinghiale rimasta intrappolata nei cavi d’acciaio sistemati dai bracconieri nella riserva di monte Arcosu. Purtroppo, due cinghiali erano già morti.

“In alcune occasioni – si legge in una nota firmata dal referente del Grig Stefano Deliperi – sono stati trovati sul posto bracconieri, fra i quali, lungo la strada provinciale n. 1 “Capoterra – Santadi” – R.P., bracconiere già destinatario della misura di prevenzione “foglio di via” e più volte segnalato all’Autorità giudiziaria per ipotesi di reato ambientali. Della relativa presenza è stato prontamente avvertito per le attività di competenza il Corpo Forestale”.

Impressionanti i numeri forniti dall’associazione ambientalista: “Si stimano un centinaio di bracconieri abituali e duecento occasionali nella sola Capoterra – scrive Deliperi – con un giro d’affari di sensibili dimensioni. Basti pensare che una sola griva (spiedo di 8 tordi, de pillonis de tàccula) costa al mercato illegale un centinaio di euro al dettaglio. Tuttavia fra i principali “fruitori” finali del bracconaggio sembrano proprio essere alcuni noti ristoranti del Cagliaritano nei confronti dei quali appaiono necessarie ispezioni senza preavviso da parte delle Forze dell’ordine. Da non tralasciare il controllo, nel periodo delle festività natalizie, dei mercati pubblici”.

Malgrado ciò, “il fenomeno del bracconaggio appare in sensibile diminuzione – aggiunge Deliperi – grazie anche alla complessiva azione di contrasto da parte delle Forze dell’ordine e delle associazioni ecologiste. Follia, poi, è anche solo l’ipotesi di una legalizzazione del bracconaggio, dell’uccellagione in particolare, recentemente nuovamente avanzata da cacciatori e amministratori locali di Capoterra e duramente contrastata da parte ecologista”.

“Siamo soddisfatti dell’aiuto fornito anche quest’anno al Corpo forestale e ai carabinieri – hanno dichiatato Maurizio Gatto, Andrea Cucini, Eduardo Quarta, coordinatori della campagna anti-bracconaggio della Lac – ma siamo convinti della necessità di un impegno molto più incisivo nei confronti degli acquirenti e un deciso rafforzamento delle sanzioni: sequestri dei mezzi utilizzati per il bracconaggio, auto comprese, ispezioni in ristoranti e mercati. Il bracconaggio è un vero e proprio danno al patrimonio ambientale, è un vero e proprio furto ai danni di tutti noi”.

La Lac conduce campagne anti-bracconaggio nelle zone del Paese dove il fenomeno è più grave: in Sardegna come nelle Valli Bresciane, nelle Isole Pontine, all’Isola del Giglio e anche all’estero, in particolare a Cipro.

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