Ercole Meloni conosceva il suo killer. E aveva con lui una questione aperta, da risolvere. Con una discussione, con un chiarimento, immaginava. C’era invece un risentimento feroce nel suo interlocutore che, improvvisamente, ha estratto una pistola e ha fatto fuoco tre volte consecutive, uccidendolo. Le indagini sono andate avanti per tutta la notte. Sono stati interrogati alcuni clienti della sala scommesse dov’è avvenuto il delitto. Una svolta potrebbe essere imminente.
Erano le 20 di ieri sera ed Ercole Meloni, ex macellaio di Seui, 72 anni, sposato e padre di due figli, stava per chiudere il locale: un garage situato al numero 16 della via Anglona trasformato anni fa in un circolo privato e poi diventato un’agenzia di scommessa in franchising con la società Bet-1128, una delle aziende leader nel settore scommesse sportive. Con lui c’era il figlio Simone.
Entrano tre uomini. Ercole Meloni li conosce, il figlio non li ha mai visti prima, come racconterà due ore dopo agli investigatori. “Simone, vai a casa – gli dice il padre – risolvo una questione con questi amici e poi chiudo”. Simone, che non ha avvertito alcuna preoccupazione nel tono del genitore, saluta ed esce dal locale. Vi rientrerà un’ora e mezzo dopo, verso le 21,30, trovando il padre riverso sul pavimento in un lago di sangue.
Ercole Meloni ha tentato di fuggire dirigendosi verso un’uscita secondaria del locale, che dà sulla via Ogliastra. Il suo killer non ha avuto pietà. Ha sparato uno dopo l’altro tre colpi di pistola colpendolo alla schiena. Poi, assieme ai due “amici”, è uscito dal locale accostando la porta ed è fuggito da qualche parte. Dove forse potranno dirlo le numerose telecamere di videosorveglianza che si trovano nella zona, tra il commissariato di Ps e l’ospedale.
Quando, preoccupato per il ritardo, e dopo averlo chiamato invano sul cellulare, è tornato nel locale, Simone Meloni ha trovato la porta chiusa, ma non a chiave. L’ha aperta e ha visto subito il sangue. Disperato ha chiamato il 118. Via Anglona è a pochi metri dall’ospedale Santissima Trinità e i soccorsi sono stati praticamente istantanei, ma per Ercole Meloni non c’era più niente da fare.
Nessun precedente penale, una vita tranquilla e regolare: la sala scommesse apriva tutti i giorni dalle 9 alle 13 e dalle 16 alle 20. Un luogo frequentato “non benissimo”, come spesso accade a locali di questo genere dove circola parecchio denaro liquido e maturano piccoli traffici, scommesse parallele, prestiti e usura. Probabilmente il movente del delitto va cercato in questo ambito. Un altro elemento all’esame degli investigatori sono i rapporti che Meloni ha avuto fino a poco tempo fa con un socio, Marco Carta, omonimo del celebre cantante, arrestato per spaccio di droga.
I carabinieri sono giunti in via Anglona verso le 22, seguiti poco dopo dal pubblico ministero Rita Cariello e dal medico legale Roberto Demontis. La scena del crimine è stata isolata. I cassonetti della zona sono stati svuotati nell’ipotesi che l’assassino abbia voluto liberarsi subito dell’arma del delitto.
Un omicidio anomalo. Forse non premeditato. Il killer ha mostrato il suo volto al figlio della vittima, ha agito in presenza degli altri due uomini che sono entrati nel locale assieme a lui e che ora si trovano nell’alternativa tra l’essere testimoni o complici. La soluzione del caso potrebbe arrivare nelle prossime ore.