Aperto questa mattina a Nuoro il processo per la morte di Dina Dore, di 37 anni, uccisa a Gavoi (Nuoro) il 26 marzo 2008. Alla prima udienza sul banco degli imputati il marito, il dentista Francesco Rocca, di 43, ritenuto il mandante dell’omicidio che sarebbe stato compiuto perché il loro rapporto matrimoniale era entrato in crisi. I familiari della vittima hanno di detto di “voler non vendetta ma giustizia”. Alla prima udienza, presidente della Corte d’assise Antonio Luigi Demuro, con a latere Manuela Anzani e i giudici popolari, i familiari della vittima erano seduti davanti ai giudici, mentre gli anziani genitori di Rocca hanno assistito in piedi, fra il pubblico, non molto numeroso come si pensava alla vigilia.
Rocca, molto dimagrito, ha assistito seduto fra i due difensori. In aula oltre ai magistrati della Dda di Cagliari (in un primo momento di era parlato anche di un sequestro di persona finito nel sangue) i responsabili delle Squadre mobili di Nuoro e Cagliari, che hanno svolto le indagini, le parti civili e il tutore della piccola figlia di Dina Dore che venne trovata sul passeggino a fianco della vettura parcheggiata nel garage di casa dentro il cui baule era stato trovato il cadavere della mamma.
La difesa ha riproposto alcune eccezioni già sollevate in fase istruttoria chiedendo la nullità dell’esercizio dell’azione penale del pm distrettuale, sia per competenza che per legittimità. Inoltre è stato chiesto se Rocca sia o meno accusato del tentato sequestro, reato per il quale la stessa Dda si è interessata da subito delle indagini. Il pm ha citato alcune sentenze della Cassazione e la stessa decisione negativa dell’alta Corte alla quale i difensori si erano appellati chiedendo l’incompetenza territoriale dei giudici cagliaritani. Dopo 40 minuti di camera di consiglio la Corte ha deciso di rinviare il processo a venerdì prossimo, 11 ottobre, e nel frattempo acquisire gli atti citati stamattina sia dalla difesa che dall’accusa.
Le due famiglie, nei pochi commenti rilasciati prima e dopo l’udienza, hanno dichiarato di “esser fiduciosi” nella giustizia. “Oggi è un giorno difficile, non vogliamo vendetta – hanno detto i parenti di Dina – ma vogliamo giustizia”. La Corte ha disposto il divieto delle riprese dei giudici, mentre Rocca si è detto indifferente sul fatto che venga fotografato e ripreso. Oltre 100 i testi, abitanti di Gavoi, chiamati a testimoniare nel processo per una vicenda che ha scosso l’opinione pubblica. Secondo l’accusa il marito assoldò un giovane del paese per uccidere la moglie. Pierpaolo Contu, di 23, operaio di Gavoi, minorenne all’epoca dei fatti, accusato di essere l’esecutore materiale, assieme a un complice non individuato, ha chiesto il rito abbreviato e sarà il giudice di Sassari a decidere. (Ansa)