Omicidio Dore, duello a colpi di silenzio tra il killer e il presunto mandante

Mi avvalgo della facoltà di non rispondere“. Così, questa mattina in Corte d’Assise a Nuoro, ha detto ai giudici Pierpaolo Contu, il giovane già condannato in primi grado a 16 anni dal Tribunale di Sassari quale esecutore materiale dell’omicidio di Dina Dore, avvenuto a Gavoi (Nuoro) il 26 novembre 2008. Contu è stato citato come teste dalla difesa, nel processo che vede imputato Francesco Rocca, il marito della vittima, considerato dall’accusa il mandante del delitto.

Il giovane, all’epoca dei fatti minorenne, è arrivato a Nuoro dal carcere di Sassari poco prima delle 9, assistito dai suoi avvocati Gianluigi Mastio e Maria Antonietta Masia. In aula, Contu non ha mai incrociato il suo sguardo con quello di Rocca. Oggi sono stati sentiti anche altri testimoni, sempre citati dalla difesa. Tra loro, Ernesto Battistotti, l’investigatore privato incaricato dai Rocca di indagare sull’omicidio: l’uomo ha riferito che, secondo le sue risultanze, il confidente dell’agente Antonello Cossu e l’autore della lettera anonima consegnata alla sorella della vittima, che in entrambi i casi accusano Rocca e Contu, sono la stessa persona e cioè l’allevatore Gavino Pira. Quest’ultimo era stato indicato da Rocca come “una persona che aveva motivi di risentimento nei confronti della mia famiglia” e che per anni è stato nel mirino degli inquirenti come persona informata dei fatti, poi scagionato dallo stesso Rocca nell’ultima udienza, nella quale il marito della Dore ha dichiarato la sua innocenza. Il processo riprende giovedì 10 luglio.

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