”In questa storia ci sono solamente indizi che ritengo contraddittori e neutralizzabili dagli elementi che posso fornire. Non c’è nessuna vera prova perché non sono stato io”. Giulio Caria non cambia linea difensiva e continua a proclamarsi innocente: il 34enne è accusato di aver ucciso la donna con cui viveva a Bologna, Silvia Caramazza, e di averne nascosto il corpo in un congelatore, dove e’ stato trovato dalla polizia il 27 giugno. Accusa che ha sempre respinto.
In un’intervista a LaStefani della scuola di giornalismo di Bologna, con domande consegnate in carcere a Caria dal suo legale, avv. Gennaro Lupo, l’artigiano di Berchidda ripropone l’ipotesi che ad uccidere la commercialista sia stato un suo ex fidanzato: ”Potrebbe anche averla rapinata dei gioielli: un anello con brillanti da 50mila euro (due brillanti di due carati ognuno, più altri brillanti), così come accennava anche in taluni blog Silvia”, dice Caria, da alcuni giorni trasferito dalla Sardegna al carcere bolognese della Dozza. ”Nessuno ha mai detto il motivo ufficiale del trasferimento. Forse – prosegue – è in relazione ai tentativi di suicidio verificatisi nel carcere di Sassari”.