L’appello è accorato (per chi ci crede): «Con noi la Regione risparmia». Andrea Pirastu apre lo scrigno della sanità privata dal civico 17 di via Caboni: Cagliari, quartier generale dell’Aiop (Associazione italiana ospedalità privata). Un giro d’affari da 1.300 posti letto per 1.500 occupati.
SPENDING REVIEW. Fa di conto, Pirastu: «Nemmeno noi sfuggiamo alla revisione della spesa». Vuol dire «finanziamenti al ribasso: dai 102 milioni del biennio 2009-2010, siamo scesi a 100,5, pari a una riduzione dell’1,17 per cento che aumenterà fino all’1,66». Il leader dell’Aiop porta acqua al suo mulino: «Sul totale della spesa sanitaria regionale (3,48 miliardi nel 2012), noi costiamo appena il tre per cento, ma garantiamo il 15 per cento delle prestazioni. Nel resto della Penisola il rapporto è 14 su 27».
IMPRESA E SALUTE. Il presidente sa bene quali siano i bollini incollati alle case ci cura. «Se tiriamo troppo la cinghia a danno dei pazienti? Ovviamente no, ma evitiamo i costi inutili, perché nelle cliniche non paga Pantalone. Ma questo è un vantaggio per lo Stato». Pirastu la dice ancora più diretta: «Non voglio dire che siamo benefattori, ma non ci sentiamo diversi rispetto alla sanità pubblica, semmai facciamo un lavoro complementare». Poi la stilettata, immancabile: ««Se negli ospedali statali venissero tagliati gli sprechi, in Sardegna ci sarebbe un risparmio annuale di 70-80 milioni».
CLINICHE DIVISE. Presidente dal 2009, Pirastu guiderà l’Aiop fino al 2014, messo lì da sette case di cura sulle undici che si contano nell’Isola. Ovvero, Policlinico sassarese, Tommasini, Madonna del Rimedio, Decimomannu, Villa Elena, Sant’Antonio e Sant’Anna. Le altre quattro, invece, hanno scelto la bandiera dell’Aris, e stanno tutte sotto l’ombrello del gruppo milanese Segesta, con la Kinetica capofila. E sono Lay, San Salvatore, Policlinico Sant’Elena e Città di Quartu.
«Nessuna guerra tra operatori sardi e non, anzi: noi dell’Aiop – chiarisce Pirastu – seguiamo le trattative con la Regione per conto di tutti». E un risultato pesante, negli anni, le cliniche lo hanno raggiunto. «Entro sessanta giorni le Asl ci pagano il 95 per cento delle prestazioni che eroghiamo, il restante cinque viene saldato in 120 giorni. Sempre con estrema puntualità». Due esempi: per un intervento di cataratta, le case di cura beccano dalla Regione 1.050 euro, mentre con un’operazione all’anca incassano 8.777 euro. «Ma la sola protesi ci sosta 3.400 euro, il margine di guadagno non è affatto elevato».
A.S.