Oltre 300 Comuni (307 per la precisione) della Sardegna sposano la battaglia per il riconoscimento dei nuraghi quale patrimonio dell’umanità da parte dell’Unesco, e un’altra decina di Comuni si prepara ad approvare la mozione in Consiglio entro i primi dell’anno. Per la prima volta nella storia la Sardegna si muove compatta verso un unico obiettivo. Per la prima volta gli amministratori locali – a prescindere da inclinazioni e colore politico – avvertono il potenziale dei nuraghi, molto spesso dimenticati e abbandonati all’incuria e al degrado, e si dicono pronti a lottare per la loro valorizzazione. Del resto non c’è Comune che non abbia nel proprio territorio di appartenenza nuraghi o reperti di epoche lontane e oggi evidentemente non c’è Comune che non abbia a cuore il recupero del proprio patrimonio.
Succede così che a due mesi dalla decisione dell’Unesco, la Sardegna mostra il volto dell’unità e la volontà forte e decisa di puntare sulla storia per guardare al futuro attraverso nuove forme di sviluppo, in primis turistiche. Gli oltre 300 Comuni che hanno già aderito all’iniziativa si aggiungono ai sostenitori che fino a oggi hanno sposato la battaglia per il riconoscimento della rete dei nuraghi da parte dell’Unesco, guardata con favore anche da molte altre regioni d’Italia interessate a replicare il progetto declinandolo a seconda delle propria realtà.
L’iniziativa ha già avuto il patrocinio della Regione Sardegna (Giunta e Consiglio regionale), dell’Università, del Crs4, dell’Ufficio scolastico regionale e della Federazione delle Associazioni sarde in Italia, Fasi. Ma alla collaborazione di carattere istituzionale si aggiunge anche la marea silenziosa di semplici cittadini, volontari, studiosi, appassionati di storia e archeologia che fino a oggi hanno fatto sentire la propria vicinanza all’associazione dando disponibilità – in vista della maratona finale che porterà l’Unesco a decidere sulla candidatura sarda – a forme di collaborazione e sensibilizzazione che possano essere da traino al progetto di valorizzazione del patrimonio sardo.
“Abbiamo davanti un risultato che non esito a definire straordinario. Dai Comuni sardi, che all’unanimità mostrano l’interesse di lottare per il raggiungimento di un obiettivo comune, si leva forte il vento del cambiamento – spiega il presidente dell’associazione ‘Sardegna verso l’Unesco’ Michele Cossa – grazie ai nuraghi abbiamo ricostruito parte della nostra storia, scritto libri, formato una classe di archeologici che si è rivelata nel tempo di fondamentale importanza per la conservazione delle nostre radici e oggi, tutti insieme, possiamo andare oltre i confini di quello che conosciamo per cercare uno sviluppo possibile e sostenibile che ci faccia tornare al centro del Mediterraneo e del mondo”.