Quel vecchio ponte sul Rio Siligheddu era pericoloso e doveva essere demolito: la burocrazia ha invece tenuto in piedi un’opera che già due anni fa durante il ciclone ‘Cleopatra’ aveva creato seri problemi durante l’esondazione del fiume. A fare chiarezza sulla questione, tornata alle cronache dopo l’alluvione degli scorsi giorni, sarà la Procura della Repubblica: ieri Domenico Fiordalisi, capo della procura gallurese, ha disposto il sequestro di una serie di documenti dal Comune di Olbia.
Come riferisce La Nuova Sardegna oggi in edicola, la polizia giudiziaria ha portato via dagli uffici comunali i fascicoli. L’obiettivo, tra gli altri, è dimostrare che la pericolosità del ponte era già stata messa in evidenza da una perizia tecnica che gli amministratori olbiesi avevano allegato alla richiesta per la sua demolizione dopo i fatti del novembre 2013. La distruzione del ponte è stata poi disposta con provvedimento di emergenza lo scorso 2 ottobre.
Il sopralluogo. Intanto il capo della Procura di Tempio Pausania, Domenico Fiordalisi, è arrivato questa mattina a Olbia dove sta svolgendo un sopralluogo nelle zone maggiormente colpite dall’alluvione, negli stessi luoghi sorvolati ieri dal drone utilizzato dalla Polizia municipale per eseguire una dettagliata mappatura dei canali della città. Fiordalisi, accompagnato da alcuni periti, si è recato in via Vittorio Veneto verificando di persona le condizioni del ponte sul Rio Siligheddu, abbattuto da una ruspa lo scorso primo ottobre in seguito ad un’ordinanza urgente emanata dal sindaco Gianni Giovannelli. Un ponte realizzato negli anni Venti, danneggiato dal Ciclone Cleopatra nel 2013, e ripristinato subito dopo dalla Protezione Civile. Nella sua visita nei luoghi invasi dall’acqua, il Procuratore ha anche visitato una casa in via Vittorio Veneto, che sorge a pochi passi dal Canale Siligheddu e dal ponte abbattuto, e altre zone in località Isticadeddu e Baratta, i quartieri maggiormente colpiti dalle ultime due alluvioni. All’indomani dell’abbattimento del ponte, la Procura di Tempio aveva aperto un fascicolo per “atti relativi”, in cui ora confluiranno le relazioni della polizia giudiziaria