Un invito a visitare il reparto di Oncologia dell’ospedale San Francesco di Nuoro per vedere di persona come si lavora e qual è il quotidiano di medici, infermieri e pazienti: la richiesta arriva da Maria Carmen Porcu, una donna di Gavoi che da sei anni si sottopone alle terapie del reparto, ed è diretta a chi amministra la Sanità in Sardegna.
La paziente ha inviato una lettera al commissario straordinario della Asl nuorese Mario Palermo, all’assessore regionale alla sanità Luigi Arru, al presidente della Giunta Francesco Pigliaru e al Tribunale per i diritti del malato. La raccomandata è stata recapitata a metà agosto negli uffici regionali ma per ora non ha avuto nessuna risposta.
“Non mi arrendo – dice Maria Carmen Porcu – insisto perché qualcuno venga a verificare le condizioni in cui noi pazienti affrontiamo la malattia. Il reparto è una struttura nuova, igienicamente curatissima, gestita da personale di alto livello professionale e profonda sensibilità umana, che svolge, spesso in condizioni disagiate, il proprio lavoro con dedizione e spirito di sacrificio. Le mie osservazioni si limitano alla terapia: il reparto assiste, mediamente, quaranta pazienti al giorno e dispone di ventuno posti per la somministrazione dei farmaci chemioterapici“.
Postazioni per le chemioterapie e personale, secondo la Porcu, sono carenti rispetto ai pazienti: il risultato è che per cure che durano un’ora o meno si perde tutta la mattina; chi invece ha bisogno di terapie più lunghe resta in ospedale anche tutto il giorno. “Sono fortunata rispetto ad altri, ho la possibilità di viaggiare da Gavoi da sola, ma ci sono anche anziani che arrivano da lontano, da Palau o Desulo, ad esempio, e devono aspettare il proprio turno. L’ospedale è molto bello e curato, mi chiedo però perché si investa tanto per abbellirlo con sculture e angoli verdi quando posti e personale sono carenti. La Asl dovrebbe dare priorità alla salute dei pazienti. L’invito all’assessore Arru e al presidente Pigliaru perché visitino il reparto è sempre valido: si renderanno conto che non si può affrontare la malattia in queste condizioni”.
Francesca Mulas