Dodici cause, di queste sette erano pendenti dall’anno precedente e cinque sono state introdotte nell’anno di riferimento. Al termine del 2021 le cause terminate (andate a sentenza, confermate con decreto o archiviate) sono state sette. È quanto emerge dai dati relativi al Tribunale ecclesiastico metropolitano di appello di Cagliari. Delle 12 cause tre hanno riportato come capo di nullità il grave difetto di discrezione di giudizio, due cause hanno riportato come capo di nullità l’incapacità ad assumere gli obblighi essenziali del matrimonio, una causa ha riguardato l’esclusione del bonum sacramenti, una l’esclusione dell’indissolubilità, un’altra è stata relativa all’errore su una qualità della persona intesa direttamente e principalmente ed infine una causa ha riguardato il timore grave. Le cause andate a sentenza hanno visto riformata la sentenza di I grado in quattro casi, mentre in due vi è stata la conferma della sentenza del tribunale inferiore. Per una vi è stata invece l’archiviazione.
In merito alla provenienza geografica, delle cause appellate, emerge che il 41,7 per cento arriva dall’Arcidiocesi di Cagliari, il 16,7 per cento dalla Diocesi di Iglesias, il 16,7 per cento dalla Diocesi di Lanusei, l’8,3 per cento dalla Diocesi di Nuoro, dall’Arcidiocesi di Sassari e dalla Diocesi di Tempio Ampurias. Riguardo il Tribunale ecclesiastico interdiocesano sardo di primo grado con competenza matrimoniale, nonostante il perdurare dell’emergenza sanitaria l’attività ha ripreso il ritmo solito in particolare nella definizione delle cause: sono state concluse 99 cause delle quali 93 sono terminate con sentenza, mentre sei sono state archiviate. Si conferma invece, rispetto agli anni precedenti la pandemia, la riduzione del 25 per cento nella presentazione di nuove cause (solo 69), nessuna delle quali è stata ammessa al rito più breve. Poiché all’inizio dell’anno 2021 erano pendenti 106 cause, all’inizio del presente anno ne sono risultate pendenti solo 76, numero più basso degli ultimi decenni. Anche quest’anno la percentuale delle sentenze affermative (93 per cento) rispetto a quelle negative (1 per cento) è abbastanza alto, nei pochi casi (6 per cento) in cui l’istruttoria mostra la fragilità dell’impianto probatorio. Confrontando i capi di nullità esaminati nelle cause decise nell’anno appena trascorso, con le relative percentuali, è confermato sia l’elevato numero di cause riguardanti l’incapacità ad esprimere un valido consenso, attestatosi al 74 per cento, sia il decremento delle fattispecie simulatorie scese al 23 per cento, sebbene in leggera risalita rispetto al 2019 quando erano state solo il 15 per cento.