“Non vi è dubbio che la Fondazione Teatro Lirico di Cagliari versasse sin dall’epoca dei fatti in una situazione finanziaria disastrosa (ed in questa sede poco importano i numeri esatti) come risulta dai bilanci dell’epoca…”, “l’intento perseguito da Massimo Zedda non era dunque quello di favorire una sua protégée, bensì il perseguimento (del vero attraverso una candidatura di rottura forse non sufficientemente ponderata che alla fine, per l’irrigidimento di tutti gli organismi della fondazione, nonché della componente sindacale che ne conseguì riuscì solo in parte a centrare lo scopo) dell’interesse pubblico, in quel momento prioritario o che comunque all’imputato pareva tale, al riequilibrio del conto economico, da raggiungere non solo attraverso la ricerca affannosa degli ennesimi contributi pubblici, ma in virtù della razionalizzazione della spesa, dell’eliminazione degli sprechi, del contenimento dei costi, ciò che la candidata (Marcella Crivellenti ndr) prometteva di saper fare, per via delle pregresse esperienze in particolare nei teatri di prosa e in produzioni teatrali non sovvenzionate da munifici contributi pubblici”. Così i giudici della I Sezione del Tribunale di Cagliari, – presidente Claudio Gatti – spiegano i motivi della sentenza che, nel marzo scorso, ha portato all’assoluzione del sindaco Massimo Zedda, accusato di abuso di ufficio per aver nominato come sovrintendente del Teatro Lirico, Marcella Crivellenti. Per i giudici “il fatto non sussiste”.
Nelle motivazioni vengono analizzate tutte le sfaccettature e tutti i passaggi che hanno portato alla nomina della Crivellenti, spiegando la posizione del sindaco Massimo Zedda e dei componenti del Cda del Lirico. “È fuor di dubbio che nella riunione del 1 ottobre 2012 Marcella Crivellenti sia stata nominata sovrintendente con il voto unanime del Cda – si legge nelle motivazioni della sentenza – di converso è emerso in maniera plastica che nei giorni intercorrenti fra quella riunione e la successiva fissata per la presentazione del nuovo sovrintendente e l’accettazione dell’incarico, parte dei consiglieri cambiò idea e tentò con ogni espediente di evitare che fosse concluso l’iter amministrativo che avrebbe consentito al nuovo sovrintendente di iniziare a lavorare”.
I giudici spiegano anche che “nel procedimento non è emerso nessun rapporto nemmeno di superficiale conoscenza tra l’imputato Massimo Zedda e l’onorevole Letta, che a suo tempo segnalò la Crivellenti al sovrintendente Pietroantonio e del resto si tratta notoriamente di personalità politiche appartenenti a schieramenti opposti – scrivono nelle motivazioni – Di converso l’onorevole Claudio Fava che pur si è appreso essere stato in passato il casuale anello di collegamento tra l’imputato e la Crivellenti, esaminato in qualità di teste, ha categoricamente escluso di aver mai soltanto suggerito al sindaco Zedda di conferire l’incarico in discorso all’interessata e nemmeno di aver mai genericamente affrontato l’argomento, perfino di aver appreso la novità solo a cose fatte dai giornali”.
Inoltre la stessa Crivellenti, aveva un “curriculum compatibile”, spiegano i giudici “Nonostanmte fosse stata esplicitamente invitata dall’imputato a partecipare anche’ella alla manifestazione di interesse quando questa era imminente, non aveva mostrato alcun interesse ed invece si era fatta parte attiva ed aveva suggerito al sindaco i nominativi di altri qualificati professionisti”.
Massimo Zedda è stato assolto con la formula, “perché il fatto non sussiste,” anche dalla seconda accusa di abuso d’ufficio, quella relativa all’aver estromesso dal Cda del Lirico il consigliere Giorgio Baggiani.