Si è presentata in lacrime davanti al Gip del Tribunale di Cagliari, Giampaolo Casula, accompagnata dall’avvocato difensore Alessandro Melis, la mamma quarantenne accusata di aver tentato di uccidere il figlioletto di soli 20 giorni appiccando un incendio in casa, cercando poi di suicidarsi. La donna, che è sempre ricoverata al Santissima Trinità ed è stata sentita dal giudice per le indagini preliminari in una saletta messa a disposizione dalla direzione dell’ospedale, si è avvalsa della facoltà di non rispondere. L’udienza, per la convolida dell’arresto, si è chiusa in pochi minuti, anche per le condizioni della mamma, apparsa davvero provata.
L’arresto è stato confermato con l’accusa di tentato omicidio e il giudice ha disposto la custodia cautelare della mamma in una casa di cura, ordinando anche una perizia con lo psichiatra Antonio Milia che dovrà stabilire la sua capacità di intendere e di volere. Una consulenza di parte potrebbe essere presentata anche dallo specialista Andrea Cao, medico che da tempo ha in cura la donna presso il Centro di salute mentale. I periti inizieranno la loro valutazione lunedì prossimo. Il neonato è tuttora ricoverato al Policlinico universitario di Monserrato, ma non è in pericolo di vita. Il piccolo, come la mamma, è rimasto intossicato per aver respirato a lungo il monossido di carbonio sprigionato dal rogo. Secondo investigatori e inquirenti, si è trattato di un tentativo di omicidio-suicidio scatenato probabilmente da uno stato depressivo sorto dopo il parto, una condizione che non di rado colpisce le donne dopo la gravidanza e dà luogo anche a episodi omicidi e suicidi, come quello accaduto alla 40enne. All’interno della camera da letto dove mamma e figlio dormivano, sono stati trovati un accendino e un contenitore con alcol, inoltre i fornelli del gas erano aperti.