Nell’Isola 7mila tumori all’anno. Gli oncologi: “Serve il registro regionale”

In Sardegna ogni anno quasi 7.000 persone sono colpite da tumore (3.716 uomini e 3.281 donne). Le percentuali di guarigione sono aumentate sensibilmente negli ultimi decenni, grazie ai programmi di screening e a terapie sempre più efficaci. Ma il sistema sanitario, costretto a tagli consistenti, può rispondere alle esigenze di questi malati solo con la realizzazione immediata delle reti oncologiche regionali, finora rimaste sulla carta nella maggior parte dei casi, Sardegna compresa. Lo denuncia l’associazione italiana di Oncologia Medica (Aiom) della Sardegna che per domani a Cagliari ha organizzato un convegno.

“Chiediamo che, all’interno della discussione sulle reti oncologiche, ci sia anche un ripensamento delle strutture &ndash spiega Daniele Farci, coordinatore regionale Aiom – Da un’indagine condotta insieme al ministero della Salute e alla Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia, è emerso che nel nostro Paese circa il 50% delle strutture che si occupano di diverse patologie oncologiche è al di sotto dei volumi minimi di attività che rappresentano indicatori indiretti di qualità. Inoltre in Italia i farmaci oncologici rappresentano il 25% della spesa ospedaliera per i medicinali, ma incidono solo sul 4% dell’intera nosocomiale. È quindi necessario agire innanzitutto sulle zone grigie dell’inappropriatezza – sottolinea il medico – costituite ad esempio da esami diagnostici di scarsa utilità e da terapie di non comprovata efficacia”. “Evidenze scientifiche – continua Farci – indicano chiaramente che centri con bassi volumi di attività presentano risultati immediati e a distanza statisticamente più sfavorevoli, con incrementi della morbilità e mortalità. Un intervento chirurgico non adeguato o una strategia integrata non applicata possono compromettere l’esito delle cure, determinando un ulteriore utilizzo di risorse con ricadute anche sulla spesa sanitaria”.

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