Sanità a pezzi. E disservizi. Anche all’ospedale di San Gavino, dove dai primi di novembre è in pieno caos il reparto di Chirurgia. I medici al lavoro sono rimasti in cinque, di cui quattro urologi. Con tutto ciò che ne consegue in termini di assistenza. Non è un caso che i ricoveri d’urgenza siano fermi da oltre due mesi.
Dunque, la sanità targata centrodestra continua a fare il paio con l’assistenza ospedaliera che non cura. Al Nostra Signora di Bonaria dal reparto di Chirurgia, in più di un’occasione, hanno dovuto trasferire a Cagliari i pazienti. Non c’erano abbastanza medici. E adesso gli urologi in servizio vengono messi a vigilare su patologie su cui non sono specializzati.
Sull’emergenza di San Gavino i sindacati sono mobilitati. Il reparto di Chirurgia si sta limitando a tenere sotto osservazioni pazienti con traumi non gravi: da quelli cranici e persone arrivate lì in seguito a piccoli incidenti domestici. Di certo un urologo non è che può entrare in sala operatoria per operare un caso di appendicite.
Nella Chirurgia del Medio Campidano la situazione è precipitata da quando è andato via il primario Roberto Ottonello. Ma dalla Asl, guidata dal dg Giorgio Carboni con direttore sanitario Francesco Benedetto Ronchi, nessun provvedimento per contenere l’emergenza. Continuano invece ad arrivare note stampa su progetti in lingua sarda avviati per garantire la massima assistenza ai pazienti. Peccato che il problema al Nostra Signora di Bonaria non sia di comunicazione ma di medici che non ci sono e quindi di reparti costretti a lavorare a scartamento ridotto. (al. car.)