Navi dirette in Sardegna da Livorno: “Gruppo Grimaldi favorito illegalmente”

“Favorivano illegalmente il gruppo Grimaldi provocando danni milionari all’erario e interferendo con la libera concorrenza”. Questa l’accusa pesantissima che oggi ha fatto azzerare i vertici del Sistema dell’Alto Tirreno, così come si chiama l’Autorità portuale a Livorno. Vertici sospesi per dodici mesi, primo atto concreto di un’inchiesta partita lo scorso anno e alla quale, insieme alla Procura del capoluogo toscano, sta lavorando la Guardia di finanza. I destinatari del provvedimento cautelare – chiesto dal procuratore capo Ettore Squillace Greco e firmato dal gip Marco Sacquegna – sono su tutti il presidente Stefano Corsini e il segretario generale Massimo Provinciali. E adesso il porto labronico dovrà essere affidato a un commissario.

L’inchiesta interessa anche la Sardegna. Perché – sempre stando alla ricostruzione degli inquirenti – dalle banchine dello scalo livornese assegnate illegalmente al gruppo Grimaldi partivano pure le navi dirette nell’Isola, oltre che in Sicilia, Tunisia e Spagna. Corsini e Provinciali devono rispondere di abuso d’ufficio e falso ideologico per la concessione di alcuni accosti. L’interdizione – riporta Il Fatto Quotidiano – è scattata anche nei confronti Costantino Baldissara, amministratore delegato della Sintermar e principale referente del gruppo Grimaldi, di cui è anche dirigente di primissimo piano; Corrado Neri, presidente della Sintermar; Massimiliano Ercoli, amministratore unico della Seatrag autostrade del mare. Sono inoltre indagati – anche se non interdetti – Giuliano Gallanti, presidente dell’Autorità portuale fino a marzo 2017, e Matteo Paroli, attuale segretario generale dell’Autorità portuale di Ancona e fino all’ottobre 2015 dirigente del settore demanio nel’ente di Livorno.

Sta rimbalzando su tutti i media nazionali la bufera giudiziaria che riguarda lo scalo toscano. Materialmente, sempre secondo le accuse di Procura e Fiamme gialle, a Livorno la gestione delle banchine finito sotto la lente investigativa avveniva senza rispettare a pieno le procedure di evidenza pubblica, invece previste. Per gli inquirenti gli accosti venivano assegnati come vere e proprie concessioni demaniali, quindi durevoli nel tempo. Ma negli atti pubblici la loro attribuzione al gruppo Grimaldi risultava come occupazione temporanea, in modo da non dover fare il bando. Così sarebbe successo in ventotto diverse occasioni.

L’inchiesta è partita nel 2016, dopo un esposto di un terminalista. I fatti messi nero su bianco si collocano indietro nel tempo, sino a una decina di anni fa. Dunque una presunta azione illecita reiterata, sempre stando alle carte giudiziarie. Una bufera su cui, attraverso un tweet, ha preso posizione anche il sindaco di Livorno, Filippo Nogarin. “Quello che sta sta succedendo nel porto può avere ripercussioni sull’intera città. Auspico che il ministero dei Trasporti (guidato da Danilo Toninelli) riesca a trovare quanto prima la soluzione più adatta per tutelare un comparto strategico che dà lavoro a centinaia di persone”.

Sul caso Livorno e i presunti illeciti, il gruppo Moby e Tirrenia ha preso più volte posizione. In una recente intervista al quotidiano Il Tirreno, il presidente Vincenzo Onorato aveva nuovamente sollecitato la necessità che “l’Autorità portuale di Livorno venisse commissariata”. Onorato lamentava il fatto che “da un lato l’Autorità chiede un impegno di 100 milioni a me che ho vinto una gara pubblica per la privatizzazione di Porto 2000 con l’obiettivo di costruire una nuova stazione passeggeri e dall’altro permette a un operatore di realizzare una propria stanzioncina su una banchina del porto (di proprietà demaniale)”.

Ancora tutti da ricostruire, invece, gli eventuali effetti che il caso Livorno e la presunta gestione illecita delle banchine hanno generato e potranno generare in Sardegna. Con le urne appena chiuse, è difficile immaginare un’immediata eco dell’inchiesta toscana nell’Isola. Specie da parte di Mauro Pili, il candidato presidente che ha usato il sostegno al gruppo Grimaldi (ora sotto accusa) per fare campagna elettorale. E adesso tace.

[Foto da Il Tirreno]

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