Flavio Pellegrino, il giardiniere olbiese di 61 anni, ucciso da una scarica elettrica il 31 agosto 2020, mentre svolgeva un intervento di manutenzione nella villa del conte Luigi Donà dalle Rose, a Porto Rotondo, sarebbe morto a causa di una falla nell’impianto elettrico: la pompa sommersa su cui stava lavorando non era collegata al dispositivo salvavita.
Lo ha dichiarato davanti al gip Marco Contu, il perito nominato dal Tribunale, l’ingegnere Valerio Zironi, illustrando i contenuti della perizia depositata nell’ambito dell’incidente probatorio. Inoltre secondo la relazione, condivisa in toto dal perito di parte civile, l’ingegner Gianluca Langiu, il giardiniere si sarebbe salvato se fosse stato in piedi, visto che indossava scarpe con la suola di gomma. Purtroppo Pellegrino, per intervenire con meno difficoltà, si era inginocchiato, consentendo così alla scarica elettrica di passare attraverso il suo corpo, uccidendolo. Sulla base di questi elementi il gip ha rinviato gli atti alla Procura affinché decida se e come esercitare l’azione penale.
A oggi l’inchiesta condotta dal pm della Procura di Tempio Pausania, Luciano Tarditi, vede indagate per omicidio colposo cinque persone: Pierluigi Pisu, 45enne, titolare dell’impresa che svolgeva i lavori nella villa, il conte Luigi Donà dalle Rose e il figlio Leonardo, proprietari dell’abitazione, Maximilano Luca Moggi e Fabrizio Manca, titolari delle due ditte che eseguirono lavori sui collegamenti elettrici e sull’elettropompa.
Sulla base della perizia depositata dal consulente tecnico d’ufficio qualche nome potrebbe uscire dall’inchiesta per omicidio colposo. Gli indagati sono difesi dagli avvocati Agostinangelo Marras, Gabriele Satta, Domenica Gala, Giovanna Maria Poggi, Giampietro Cocco, mentre l’avvocato Antonello Desini rappresenta la famiglia di Flavio Pellegrino, costituitasi parte civile.