Lo chef Luigi Pomata: “Così la burocrazia ci sfianca”

“Siamo scioccati: gli amici, i colleghi, la gente del paese. Con Pierre non ci frequentavamo con assiduità, ma tutti a Sant’Antioco andavano nel suo pub. Lascia una moglie, una famiglia, dei dipendenti. E’ un brutto colpo”. Luigi Pomata, ristoratore carlofortino, titolare di un locale molto frequentato nel cuore di Cagliari, a poche ore dalla morte del collega Pierre Milia, ha poca voglia di parlare. Riservatezza ma anche molta amarezza questa mattina nelle sue parole. “E’ la solita storia: per qualche giorno la sua faccia sarà pubblicata sulle prime pagine dei giornali e da dopodomani le cose tornano quelle di sempre. Con la politica che ci rende la vita ogni giorno più difficile, la burocrazia che ci sfianca e l’angoscia di Equitalia che bussa di primo mattino”.

Parole dure, si sente sulla stessa barca?

“Le piccole imprese non fanno il rumore delle grandi industrie, eppure sono quelle che stringono i denti e giorno dopo giorno provano ad andare avanti. Sacrifici enormi, chi è meno strutturato e preparato è sempre a rischio. Quello della ristorazione è un settore in ginocchio, nonostante il paradosso del turismo, con costi di lavoro altissimi e una burocrazia che fagocita ogni speranza”.

Eppure a Cagliari ogni giorno apre un nuovo ristorante.

“Vero, peccato che poi il giorno dopo richiude. Quella di fare i ristoratori è diventata una vera mania: sai cucinare un piatto di spaghetti e poi fai i debiti pur di aprire bottega, sognando la grande svolta. Ma la ristorazione è cultura, mestiere, responsabilità. Senza un’adeguata preparazione il fallimento è dietro l’angolo”.

Cosa si può fare?

“Colpirci con meno tasse. Sarebbe già un buon inizio”.

Se la sente di lanciare un appello?

“Siamo una categoria in grado di attrarre turismo, offrire lavoro, far girare il commercio. Mi rivolgo alle istituzioni, a questo nostro nuovo governo: venite incontro alle piccole imprese, snellite la burocrazia, concentratevi sulle leggi che riguardano la piccola distribuzione, fate decollare un settore trainante come il turismo. Non con le parole, le conferenze, gli eventi, ma coi fatti. Il Sulcis è un territorio sull’orlo del disastro da decenni. Si inverta la rotta. Non ho voglia di essere intervistato tra qualche tempo perché un altro collega è morto”.

Donatella Percivale

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