Moria di ricci in due aree marine protette della Sardegna: a Tavolara-Capo Coda Cavallo in Gallura e nel Sinis, in provincia di Oristano. Saranno le analisi a stabilire le cause, ma l’ipotesi più probabile è che la moria sia legata alla presenza di un batterio.
Fenomeni di questo tipo non sono rari: l’anno scorso a morire furono centinaia di esemplari di nacchere, dapprima lungo le coste spagnole e poi in Sardegna, sempre in Gallura. Dall’area marina di Tavolara-Capo Coda Cavallo, il direttore Augusto Navone, contattato dal nostro giornale, si limita a confermare i fatti. E chiarisce: “Con l’università di Sassari stiamo individuando gli interlocutori più adatti per svolgere le analisi. Ma al momento non ci sono elementi sufficienti nemmeno per ipotizzare le cause”.
Sono stati i pescatori a segnalare la moria di ricci sia in Gallura che nel Sinis. L’elemento che sorprende è la distanza geografica tra le due zone, visto che nel primo caso la costa interessata è quel nord-orientale, mentre nel secondo quella centro-occidentale. E questo aspetto, per certi versi, rende ancora più preoccupante il fenomeno. Anche in considerazione del fatto che la pesca indiscriminata dei ricci sta portando a un rischio estinzione.
Nelle acque della Gallura la mortalità delle nacchere è arrivata al 96 per cento, rendendo la specie marina ormai rara. La paura è che coi ricci possa succedere la stessa cosa. Il che equivarrebbe a un nuovo pezzetto di ecosistema compromesso.