Montevecchio, un pozzo senza fondo che inghiotte soldi pubblici: per il recupero buttati al vento 10 milioni di euro

“Se il piano che nel 2011 vinse il Premio Eden fosse stato portato a termine, oggi Montevecchio avrebbe fatto da volano per la ripresa economica e culturale del Guspinese”. Marco Piras, il coordinatore del progetto che voleva ridar vita all’ex comparto minerario, non ha dubbi. Ma cos’è successo? “C’era un pian basato sul recupero di 33 edifici tra il borgo e i cantieri minerari, in gran parte già realizzato. Ma poi è stato smontato pezzo per pezzo: oggi si può accedere solo a 5 siti dei 25 visitabili. In pratica, sono stati buttati al vento circa 10 milioni di euro, perché oggi queste strutture recuperate sono chiuse, parzialmente o del tutto. Oppure sono state restituite dal Comune di Guspini all’Igea”, denuncia l’ex sindaco Francesco Marras.

L’elenco delle incompiute

Ecco subito alcuni esempi. “Per il rifacimento del tetto della fonderia, il restauro della struttura e gli interventi conservativi sui macchinari, si spesero 550mila euro. Lo stesso importo fu destinato allo stabile in cui si effettuava la cernita dei minerali. Oggi, però, entrambi gli edifici sono off-limits. Vale lo stesso per la Sala modelli, costata 450mila euro, la falegnameria, oggetto di interventi per 380mila euro, e i magazzini, per cui vennero sborsati altri 270mila euro”, spiega, dati alla mano, l’ex sindaco. A conti fatti, 2,2 milioni di euro, ma l’elenco è ancora lungo. Tra le tante incompiute, una menzione speciale va all’ex spaccio trasformato in un ristorante cui venne abbinato un punto vendita di prodotti locali. Seppur inaugurato, il ristorante Zely non ha mai aperto al pubblico. Valore dell’investimento: “350mila euro per il restauro e la conservazione, 250mila per l’adeguamento funzionale e altrettanti per l’allestimento in stile d’epoca. E pensare che per l’affidamento del ristorante Zely venne addirittura avviata una manifestazione d’interesse . Parteciparono in sette, ma le buste non vennero mai aperte. Pare che l’attuale amministrazione si sia dimenticata di aprirle, visto che la gara non è nemmeno stata revocata”, aggiunge Francesco Marras.

Le cose non sono andate diversamente nel sito del Pozzo di Sant’Antonio. Oggi qui si può accedere alle case operaie e all’ex deposito minerali, ma non è possibile immergersi nel ‘percorso emozionale’ ideato dal regista Gianfranco Cabiddu. “Si tratta di un racconto filmato che, proiettato con tecniche d’avanguardia, avrebbe dovuto accompagnare e animare il percorso dei visitatori – dice il regista – mostrando loro la vita in miniera. Insomma, una ricostruzione ad hoc, che coinvolse oltre 300 comparse e troupes cinematografiche arrivate da Roma. Peccato che il film sia stato proiettato una sola volta e poi sia finito dentro un cassetto”, rivela Cabiddu.

In soldoni, “tra plastico, riprese, montaggio e sala regia, la spesa per allestire il percorso emozionale si avvicina al milione di euro”, dice l’ex sindaco. In pratica, altri soldi buttati al vento, “anche perché nel frattempo una parte degli edifici che fanno parte del complesso del Pozzo di Sant’Antonio, tra cui gli spogliatoi, la sala lampade e la sala compressori, per restaurare la quale spendemmo 220mila euro, è stata restituita all’Igea dal Comune di Guspini. Destinazione d’uso: uffici. Una mossa di cui non si capisce la ratio”, conclude Francesco Marras.

E c’è dell’altro. “Per realizzare il bookshop e convertire l’ex sala elettrica in un centro d’accoglienza ci sono voluti 340mila euro di intervento strutturale e 130mila euro di allestimento. Insomma, 470mila euro per realizzare strutture oggi chiuse a duplice mandata. In quell’area, poi, “vennero previsti due bar, per i quali sono stati spesi 80mila euro. Ma anche in questo caso si tratta di un investimento virtuale: un bar non è mai stato aperto, mentre l’altro apre 3 volte l’anno”, continua Francesco Marras.

Un’altra vicenda degna di nota è quella legata al rifacimento della linea ferroviaria. A Montevecchio, locomotiva e vagoni erano pronti a partire, ma gli ultimi 400 metri di binari non sono stati posati. Perché? “Semplice, è passato troppo tempo: l’amministrazione comunale non ha indetto la gara per la messa in posa dell’ultimo tratto di binari e ha dovuto restituire alla Regione 54mila euro destinati al completamento dell’opera”. “Peccato che fossero già stati spesi 105mila euro per l’acquisto di locomotive e vagoni, 70mila euro per il primo tratto e 150mila per la realizzazione della massicciata, l’acquisto dei binari e delle traversine per il secondo tratto. Oggi sono addirittura spariti i binari”, conclude l’ex sindaco. A conti fatti, un investimento di circa 320mila euro reso vano.

Un progetto rimasto al palo

In pratica, i progetti di ripristino del polo minerario incominciati a fine degli anni ’90, poi riorganizzati dai professionisti della società Texnh di Cagliari, sono rimasti al palo. Così, “l’idea di ridare vita al polo minerario, grazie alla partecipazione di privati che si facciano carico dei costi generali e sostengano il patrimonio culturale – qui sta l’aspetto innovativo che ha portato al Premio Eden, è stata  abbandonata”, afferma Marco Piras, amministratore unico della società cagliaritana. Eppure, in seguito al conseguimento del premio che ha fatto di Montevecchio una destinazione d’eccellenza in campo europeo, ci si sarebbe aspettati che il Comune di Guspini e la Regione realizzassero questo progetto di rigenerazione locale. Ma oggi qualcosa si muove: è del primo agosto l’incontro tra il presidente della Regione Ugo Cappellacci e i sindaci di Arbus, Fluminimaggiore, Guspini e Bugerru per la definizione del cosiddetto “Piano strategico sovra comunale”, che si propone di salvaguardare, riconvertire e valorizzare il patrimonio minerario di questi territori. Peccato, però, che a Montevecchio l’idea di ridare vita al polo minerario sia vecchia di almeno vent’anni: basterebbe solo la volontà politica della’amministrazione per attuarla. Ma questa sembra non esserci. A questo punto, non resta che attendere che la Regione avvii una verifica per comprendere cosa sia successo nell’ex borgo minerario. Questa la prassi quando si utilizzano fondi comunitari.

Piero Loi

(immagine da prolocoarbus.it)

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