Monte Claro, la Procura indaga su gestione dei campi sportivi della Provincia

Gli affari che ruotano alla gestione dei campi sportivi di Monte Claro, area verde nel cuore di Cagliari, hanno assunto negli ultimi tempi contorni oscuri e nebulosi: appalti milionari affidati a soggetti in lite tra loro, cause in corso e inchieste della Procura, abusi edilizi, richieste di sgombero. E, a completare il quadretto non proprio edificante ci sono pure ricavi per migliaia di euro spariti nel nulla. Dopo anni di controversie tra l’ente pubblico e i privati oggi la situazione è desolante: un’area ricca di verde con tante aree dedicate allo sport è immersa nel caos e in attesa che la magistratura faccia chiarezza.

La storia ha inizio 6 anni fa: le due associazioni sportive dilettantistiche cagliaritane Club San Paolo e Carioca Calcio uniscono le forze per partecipare al bando della Provincia che affiderà per gli anni successivi la gestione dei campi sportivi nell’area di via Cadello: 8 campi di calcio a 11, 7 e 5, una pista di pattinaggio, locali con spogliatoi, docce, ripostigli e un’area verde per altre attività, valore complessivo dell’area e dei suoi impianti stimato in 1,4 milioni di euro.

San Paolo e Carioca partecipano al bando come Raggruppamento Temporaneo e vincono l’appalto: il 25 agosto 2009 la Provincia di Cagliari firma il contratto per la “concessione del servizio di gestione, manutenzione ordinaria e uso degli impianti sportivi di Monte Claro per cinque anni” con il Raggruppamento Temporaneo di associazioni San Paolo – Carioca. Le due società insieme si dovranno occupare fino al 2014 di manutenzione, pulizia, vigilanza, custodia, assicurazioni e spese varie per per consumi di acqua, luce, amministrazione, contabilità; avranno la gestione dei campi sportivi e il ricavato degli affitti dei campi secondo precise tariffe orarie, in cambio verseranno alle casse provinciali un canone di 52 mila euro all’anno.

Il procuratore di tutta l’operazione è Andrea Petruso: a lui l’incarico di firmare i documenti e occuparsi dell’amministrazione per conto del raggruppamento temporaneo San Paolo – Carioca. Tre anni dopo però Petruso si vede annullato l’incarico: secondo Pierclaudio Lai, legale rappresentante della San Paolo che del raggruppamento temporaneo è associazione capofila, “Il procuratore ha amministrato i beni secondo interessi personali e tralasciando di rendicontare e documentare la sua attività”, così nel novembre 2012 firma la revoca a Petruso.

Da qui iniziano i problemi a Monte Claro: l’ormai ex procuratore Petruso non lascia il suo posto e continua a incassare le quote dagli atleti per l’affitto dei campi. Non solo: come presidente di una “Associazione Sportiva San Paolo – Carioca” (nome simile ma non identico a quello del Raggruppamento Temporaneo) prosegue nella gestione e nel 2012 ottiene anche il rinnovo dell’appalto per gli anni successivi. Il numero di partita Iva della neonata Associazione Sportiva risulta identico a quello del Raggruppamento Temporaneo così come identico è anche il numero del conto in banca: Andrea Petruso e la sua nuova associazione riescono così a subentrare nell’appalto in maniera inspiegabile facendo fuori la precedente gestione. La sua associazione si impossessa dei campi (e soprattutto dei suoi redditizi introiti) per sedici mesi, nonostante i legittimi gestori e i funzionari della Provincia sappiano bene che non ha i requisiti per farlo. I rappresentanti della San Paolo chiedono dunque formalmente alla Provincia gli atti di questo secondo appalto ma riusciranno ad averli solo sei mesi dopo la prima richiesta, nel frattempo segnalano alla Procura l’inganno e anche la presenza di diversi abusi edilizi e di rifiuti speciali nell’area.

Vincenzo Acquaro, giudice del Tribunale Civile di Cagliari, non ha dubbi: nella sentenza del 20 marzo 2014 dichiara che l'”Associazione sportiva San Paolo – Carioca – ossia l’ unione delle due associazioni dilettantistiche – non ha mai figurato come controparte dell’ente territoriale” e il suo legale rappresentante Andrea Petruso non ha alcun titolo per gestire l’area. Il giudice “ordina all’ing. Petruso di rilasciare immediatamente in favore del Raggruppamento Temporaneo di Associazioni ASD PGS Club San Paolo – Carioca Calcio Cagliari (R.T. ASD Club San Paolo – Carioca Calcio Cagliari) gli impianti sportivi comprendenti il campo di calcio a undici e i campi dicalcio a cinque e a sette con ogni loro accessorio e pertinenza (spogliatoi, servizi, locali per arbitri, chiosco) siti in Cagliari, via Cadello, Parco Monte Claro, con tutti gli annessi e connessi, le attrezzature, gli arredi, le macchine ivi esistenti”.

La Provincia nel frattempo, nonostante conoscesse bene i nomi delle parti in causa, rimaneva in attesa delle decisioni del Giudice, come ha ricordato l’associazione San Paolo in una lettera inviata poche settimane fa a Franco Sardi, commissario straordinario dell’ente: “La Provincia, conscia della reale aggiudicazione ed informata della situazione, non ha volontariamente emesso alcun provvedimento nei confronti dell’occupazione abusiva, limitandosi ad attendere quanto deliberato dal Tribunale Ordinario”.

Anche per l’Agenzia delle Entrate l’equivoco, che deriva dall’assonanza delle denominazioni, ha una sola risposta: l'”unico soggetto titolare dei diritti e degli obblighi nascenti dal contratto di concessione dei campi di Monte Claro è il Raggruppamento Temporaneo San Paolo Carioca”, mentre la “sostituzione del soggetto Asd RT San Paolo Carioca al raggruppamento temporaneo appare finalizzata al conseguimento di un indebito vantaggio fiscale, perché la Asd si è avvalsa di uno specifico regime fiscale agevolato, sia ai fini delle imposte dirette che dell’Iva, per cui a parità di ricavi dichiarati e di volume d’affari, ha pagato minori imposte”

Il risultato di questi sedici mesi di amministrazione impropria sono migliaia di euro incassati e spariti nel nulla: l’Agenzia delle Entrate nel settembre scorso ha pubblicato gli atti di un controllo per l’anno 2011, dove si calcolano incassi dai campi sportivi di Monte Claro per circa 400 mila euro tra quote di affitto, concessioni pubblicitarie, canone dal chiosco-bar e quota della Provincia di Cagliari per la manutenzione della pista di pattinaggio. Il ricavo finale, sottratte le spese, è di 200 mila euro. In dichiarazione dei redditi invece Andrea Petruso indica ricavi per 86.565 euro. Mancano all’appello fatture e versamenti e la dichiarazione fiscale risulta infedele su più punti. Come se non bastasse i due dipendenti che in quell’anno lavoravano nei campi sportivi hanno dichiarato in Procura che consegnavano settimanalmente 3000-3500 euro in contanti a Petruso, denaro che poi non risulta documentato nella contabilità ufficiale delle società. Che fine hanno fatto questi soldi?

Francesca Mulas

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