Moby Prince, c’è un nuovo dossier. Sel: “Commissione d’inchiesta”

Spuntano nuovi dossier sul caso Moby Prince e Sel chiede una commissione d’inchiesta alla Camera. “Esiste un nuovo dossier che pone dei dubbi sulle cause della tragedia del Moby Prince la sera del 10 aprile 1991 e che è alla base dell’istituzione della commissione d’inchiesta chiesta da Sel alla Camera”. Lo hanno annunciato Luchino Chessa, figlio del comandante del traghetto e portavoce delle associazioni delle vittime, e Michele Piras, deputato di Sel, durante la presentazione, a Cagliari, della proposta di legge che istituisce l’organismo d’indagine a Montecitorio.

Tra i dubbi elencati da Chessa e presenti nel dossier preparato da un pool di periti, la presenza della nebbia, le tracce di esplosivo e la posizione delle navi Moby Prince e Agip Abruzzo. La proposta di commissione, che prevede la presenza di 25 deputati, intende accertare le cause della collisione e per fare questo avrà gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell’autorità giudiziaria. “A seguito dell’interrogazione depositata l’anno scorso, prima dell’estate, a cui è stata data risposta dopo 8 mesi, e l’incontro in prefettura a Sassari il 31 gennaio alla presenza del ministro Cancellieri, con l’impegno del governo di sostenere l’istituzione della commissione d’inchiesta – ha spiegato Piras – sono passati due mesi e le parti che si erano impegnate non si sono ancora mosse. Ecco il perchè della nostra iniziativa che ci auguriamo possa avere un’ampia condivisione. Vorremmo che ci fosse una parola di verità in questa legislatura – ha chiarito il parlamentare sardo – perchè l’unica nebbia è quella della coscienza di questo Stato”. Il vice presidente del Consiglio regionale della Sardegna, Eugenio Lai, anche lui esponente di Sel, ha annunciato la presentazione di una mozione per impegnare il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, a pressare il governo nazionale perché supporti l’istituzione della commissione.

Un ”evidente conflitto d’interessi” nell’affidamento di una consulenza tecnica, nel 2010 nel corso dell’inchiesta bis della procura di Livorno, a un perito che aveva avuto precedenti rapporti professionali sia con la Moby Lines che con Eni. E’ quanto sostenuto nel dossier predisposto dalle associazioni dei familiari delle vittime del Moby Prince a supporto della richiesta di una commissione parlamentare d’inchiesta. Il riferimento è all’ingegner Andrea Gennaro che, si legge nel dossier consegnato anche al ministro della Giustizia Andrea Orlando, eseguì una perizia ”relativa ad argomenti di fondamentale importanza per l’accertamento della verità” e ”sulla quale si incardinano 4 dei 7 punti che paleserebbero le responsabilità del comando del traghetto per la tragedia”. Le conclusioni di Gennaro, secondo i familiari delle vittime, ”sono sorprendenti perché nessuna operazione peritale è mai stata compiuta a bordo della petroliera Agip Abruzzo per accertare quanto affermato. Inoltre i libri di bordo, incautamente lasciati sulla petroliera dal comando di quest’ultima, sono stati dichiarati successivamente distrutti”. E ”non risulta che i consulenti tecnici nominati dal magistrato titolare dell’inchiesta durante le operazioni peritali del 1991 abbiano avuto possibilità concreta di verificare i sistemi di bordo” della nave ”con accurate ispezioni e verifiche”. Infine, ”come più di un testimone riferisce, ancor prima della collisione, è ragionevole ritenere che non funzionasse l’impianto di illuminazione” della petroliera”.

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