Acque agitate nelle piscine sarde, la situazione con gli impianti chiusi nuovamente per il decreto del Governo è al collasso. Servono misure urgenti per ristorare gli operatori: “Una formula di accesso facilitato al credito e un fondo perduto per coprire gli investimenti intrapresi dall’attuazione dei rigidi protocolli”. È quello che chiede a gran voce il presidente della Fin (Federazione italiana nuoto) della Sardegna Danilo Russu che in questi giorni ha raccolto gli appelli dei gestori privati.
Le manifestazioni di protesta di Cagliari e Sassari di questi giorni hanno coinvolto anche addetti ai lavori e appassionati del nuoto, “cui non è andato proprio giù questo lockdown mirato che causerà una perdita, a livello nazionale, calcolata attorno ai quattro miliardi di euro”, spiega Russu.
“L’aver tenuto un contegno esemplare, assecondando oltre il dovuto le linee guide protocollari anti covid – sottolinea – non è servito a nulla. I Nap e altri enti di controllo hanno posto sotto osservazione duecento poli natatori indoor e nessuno di essi si è rivelato fuori norma, anzi in molti casi gli osservatori speciali si sono complimentati per l’ottimo lavoro di prevenzione svolto”.
“La Regione ha mostrato grande sensibilità la scorsa estate venendoci incontro con un importante sostegno economico – continua il presidente sassarese – ma purtroppo, alla luce di ciò che stiamo vivendo, non è più sufficiente”. Già dalla fine dell’estate gli imprenditori del mondo natatorio si erano adoperati per risistemare a norma di legge le loro strutture.
“Non c’è stato un aspetto che sia stato preso alla leggera: percorsi differenziati, sanificazione dell’unità di trattamento dell’aria, delle condotte, dei filtri di riciclaggio, delle mattonelle. Inoltre si sono dedicati allo svuotamento e riempimento delle vasche, ai trattamenti con prodotti chimici per portare l’acqua su livelli essenziali che garantissero la sicurezza dei nuotatori. Ad ogni voce è corrisposto un esborso di quattrini non indifferente. Ma ci sono da computare anche le altre spese consolidate: riscaldamento, acqua, energia elettrica, costi di mantenimento degli impianti”.
“Il nostro mondo ha rispettato le regole – conclude Danilo Russu – anche perché se soltanto uno avesse sbagliato, tutti ne starebbero pagando le conseguenze, ma a quanto pare siamo caduti ugualmente nel girone infernale”.