Onorio Petrini, consigliere regionale del Pdl nella legislatura 2009-2014, è stato prosciolto dall’accusa di “installazione di apparecchiature atte a intercettare o impedire comunicazioni o conversazioni telegrafiche o telefoniche”. Questo era il reato a cui nel 2018 venne chiamato a rispondere dopo la denuncia della ex fidanzata, a cui l’onorevole aveva piazzato un gps in auto. Col chiaro intento di controllarne i movimenti.
Ma ieri il giudice del Tribunale di Cagliari, Francesco Alterio, ha prosciolto Petrini perché, stando alla sentenza, il reato si configura solo nel caso in cui il gps sarebbe stato utile a intercettare o impedire le conversazioni telefoniche o a diffondere informazioni a persone terze. Invece, come riporta L’Unione Sarda, l’ex consigliere regionale, per il tramite del suo avvocato Massimiliano Ravenna, ha dimostrato che attraverso il gps raccoglieva “unicamente” gli spostamenti della ex fidanzata e comunque a uso del solo Petrini.
Fu un meccanico, intervenuto per riparare l’auto della donna dopo un incidente, a trovare il gps, sotto il pianale della macchina. La ex fidanzata dell’onorevole, preoccupata, sporse denuncia ai carabinieri, ma poco tempo dopo Petrini ammise di essere stato lui. Partì così la denuncia.
Ieri per l’ex onorevole è arrivata l’assoluzione, ma resta invece in piedi l’accusa di porto abusivo d’armi: a Petrini venne trovata in casa una pistola calibro 9 non denunciata e custodita insieme a sette cartucce, ugualmente non segnalate all’autorità. L’avvocato dell’ex consigliere regionale ha chiesto l’estinzione del reato attraverso l’istituto dell’ablazione che prevede il pagamento di una somma di denaro. Questa procedura dovrebbe concludersi a novembre.
Proprio l’altro giorno Petrini è stato condannato a pagare dalla Corte dei conti 50mila euro alla Regione per danno di immagine. Durante la legislatura 2009-2014, l’allora consigliere regionale venne indagato per peculato nell’ambito dell’inchiesta sui fondi ai gruppi: Petrini è stato ritenuto colpevole di aver acquistato televisori e altro materiale digitale. con i soldi pubblici della massima assemblea sarda di cui faceva parte.