Il piano B di Paolo Savona per l’uscita dell’Italia dall’euro ha tenuto banco anche ieri a Porto Cervo durante un incontro organizzato da Confindustria e moderato dal giornalista Bruno Vespa che si è occupato di intervistare il ministro per gli Affari europei. “Esiste sempre un piano B – ha detto Savona -, nelle banche come nelle famiglie. Ma esiste anche un piano A. Se poi le cose dovessero andare male non bisogna essere impreparati”. A spiegare, ancora una volta, quelle frasi del suo libro che a maggio hanno rischiato di far saltare sul nascere il Governo giallo-verde è stato lo stesso ministro.
“Il Financial Times – ha aggiunto Savona – aveva detto che anche la Germania ne aveva uno. Ma cosa è avere un piano B, u’altra è utilizzarlo per voler uscire dall’euro. Nel 1992, quando l’accordo di Maastricht è stato negoziato, noi italiani – ha ricordato ancora il ministro – abbiamo avuto un approccio troppo superficiale- Lo Stato e le leggi sono stati sostituiti con due parametri da rispettare, i rapporti tra debito e Pil e tra deficit e Pil. Ammisi che sarebbe stato difficile per il Paese”. Per Savona tra gli errori commessi dall’Ue c’è stato quello di “creare una moneta unica e un mercato comune, ma non la stessa politica fiscale per gli Stati membri. Però l’Europa ci riserva molte opportunità, dobbiamo crederci”.