Migranti pericolosi in Italia col veliero: arrestati i due capi dell’organizzazione

Sono stati bloccati prima che potessero far arrivare alcuni migranti di origine magrebina che loro stessi avevano definito “bombe per l’Europa”, “uomini di potere” che nonostante gli inquirenti non parlino espressamente di terroristi, erano potenzialmente pericolosi.

Mourad Zaouli, tunisino di 62 anni e Gustav Peikert, tedesco di 26, sono stati arrestati dalla Squadra mobile di Cagliari perché considerati i vertici di una organizzazione criminale transnazionale specializzata nell’ingresso in Italia di clandestini. L’operazione è stata guidata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Cagliari con il coordinamento della Direzione Nazionale Antimafia.

Sequestrato il “Corto Maltaise”, un veliero di 17 metri, di cui era l’armatore il tunisino, mentre il tedesco si definiva ‘manager’, utilizzato per trasportare i migranti sia in Sardegna che in Sicilia. Non proprio viaggi della speranza: i clandestini infatti pagavano dai 3 ai 6mila euro per raggiungere l’Italia e poi essere trasferiti in auto nel nord Europa e in Francia. A bordo del veliero non salivano solo algerini e tunisini: gli investigatori hanno accertato che in alcuni casi sono arrivati tibetani, cinesi e cittadini vietnamiti.

Severe le norme da seguire per ogni singolo viaggio. Sulle pareti di bordo c’erano appesi dei cartelli, scritti a mano in inglese, con tutte le norme da seguire durante le traversate sino alla Sardegna o alla Sicilia: “non parlare mai con il capitano”; “non entrare nella stanza del capitano e nel bagno dell’equipaggio”; “non fare nessuna foto”; “non gettare in mare la spazzatura”; “non salire mai in coperta durante le ore del giorno”; “non prendere cibo se non autorizzati ma solo acqua”; “pulire ciò che viene sporcato”; “non fumare nelle cabine”, in coda un laconico “benvenuti a bordo”.

Le indagini sono iniziate il 30 agosto 2020, dopo lo sbarco di 5 tunisini e due tibetani a Capo Malfatano, nel sud Sardegna. I migranti erano stati avvistati da alcuni bagnanti mentre scendevano a terra dal tender partito dal veliero “Corto Maltaise”, ora sotto sequesto. I sette vennero bloccati dai carabinieri e poi trasferiti nel centro di accoglienza di Monastir. Ricostruendo quello sbarco gli uomini della Mobile sono riusciti a stabilire gli spostamenti del veliero e grazie ad intercettazioni telefoniche e ambientali, a raccogliere prove sull’esistenza dell’associazione a delinquere, con ramificazioni internazionali, in grado di trasportare in Italia decine di stranieri.

Oltre allo sbarco del 30 agosto 2020 gli investigatori ne hanno anche documentato un secondo, il 29 novembre 2020, con l’arrivo sulle coste siciliane 19 clandestini, fatti prima transitare attraverso la Turchia e poi imbarcati in Grecia. Il veliero aveva stazionato nella rada del porto di Siracusa per tre giorni, prima di far sbarcare i migranti che furono subito bloccati dalla Polizia. Le indagini hanno avuto una accelerazione nei giorni scorsi, quando dalle intercettazioni è emersa la possibilità che il veliero andasse a prendere alcuni magrebini potenzialmente pericolosi. Per sei giorni la Mobile, con l’aiuto della Guardia costiera che ha anche utilizzato un velivolo ATR42, hanno cercato il “Corto Maltaise”, rintracciandolo il 14 agosto scorso a 50 miglia a sud della Sardegna. Alle 20.30, mentre l’imbarcazione era ancorata al largo di Piscinnì, sulla costa cagliaritana, è scattato l’abbordaggio.

L’organizzazione sgominata oggi era in grado di mettere a disposizione dei clandestini documenti falsi, li facevano sbarcare dal veliero a bordo di un tender e, secondo gli investigatori della Squadra mobile di Cagliari, a terra c’era qualcuno pronto ad accompagnarli per prendere un aereo, una nave o qualsiasi mezzo di trasporto che li avrebbe portati a destinazione. È proprio sull’aspetto dei complici, della ramificazioni che il gruppo criminale aveva sul territorio non solo italiano, che si stanno concentrando adesso le indagini della Mobile e della Dda. Di sicuro i vertici dell’organizzazione sapevano come muoversi: i clandestini venivano prelevati dalla Grecia o dalle coste della Tunisia e dell’Algeria, “da dove si poteva partire senza subire controlli”, come gli stessi indagati affermano nei dialoghi intercettati. “Questa indagine presenta degli aspetti di notevole interesse – ha sottolineato Diana De Martino, della Direzione nazionale antimafia -, parliamo di sbarchi fantasma. Vengono utilizzate imbarcazioni da diporto che arrivano facilmente nei porti e non vengono individuate. L’organizzazione non si fermava al viaggio in barca, ma anche a tutta la prosecuzione, fornendo documenti falsi e tutto l’occorrente per raggiungere la destinazione finale”.

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