di Aurora Vinci
Una preziosa opportunità per riflettere su temi di grande impatto sociale e promuovere la piena inclusione lavorativa e la partecipazione attiva alla vita sociale di donne e persone con disabilità. Questa la sintesi di “Mi vesto come voglio! Non sono come appaio”, incontro organizzato, ieri a Cagliari, dalla Funzione Pubblica della Cgil Sardegna, in occasione della giornata contro la violenza sulle donne e della giornata internazionale delle persone con disabilità.
L’iniziativa, giunta alla quinta edizione, ha beneficiato del contributo di numerosi esponenti di rilievo provenienti dal mondo accademico, dalle forze dell’ordine, dallo sport, dalla politica e dalle associazioni attive nella promozione dell’inclusione lavorativa e nella lotta contro le barriere architettoniche, culturali e sensoriali. Al centro dei lavori le questioni urgenti da affrontare e per ribadire l’importanza di una società più equa e rispettosa.
Tra le considerazioni più incisive, quella di Francesca Arcadu, di Giulia Giornaliste
Sardegna, ha portato all’attenzione della platea una profonda riflessione sul rapporto tra
disabilità, violenza e rappresentazione sociale. “La disabilità viene spesso percepita come una
tragedia, come qualcosa che priva le persone della loro dignità – ha spiegato -. Questo approccio le fa apparire come speciali, ma ciò che è speciale non è considerato normale, e ciò che non è normale viene automaticamente escluso dalla norma”.
“La maggior parte delle donne con disabilità non si rende conto di essere una vittima”, ha proseguito spostando l’attenzione sulle donne con disabilità, doppiamente esposte al rischio di violenza che spesso si consuma all’interno delle mura domestiche o per mano di chi dovrebbe garantire loro cura e assistenza. “Si tratta di una violenza psicologica che passa attraverso il linguaggio, la privazione dei diritti e dell’autonomia. Purtroppo – ha concluso -, manca ancora una cultura dell’accoglienza per chi subisce abusi di questo genere e, nella maggior parte dei casi, quando denunciano non vengono credute”.
Anche Veronica Madau, vice questore di Cagliari, è intervenuta per offrire una
prospettiva operativa e culturale sul fenomeno. Ha sottolineato la necessità e il dovere
di adeguarsi alle trasformazioni della società e di non minimizzare mai le segnalazioni di
maltrattamenti: “Spesso le vittime normalizzano la violenza e poi si rassegnano. La parola
d’ordine è non minimizzare”.
Chiaro il messaggio emerso dalla giornata: per costruire una società equa, è necessario
abbattere barriere culturali e pregiudizi. La strada verso l’inclusione e il rispetto dei diritti
passa anche da momenti di confronto come questo, capaci di accendere i riflettori su realtà
troppo spesso ignorate.