Un boato in pieno giorno che ha squassato il capoluogo ogliastrino e i paesi del circondario. Erano le 10,30 di stamattina, quando, poco sotto la centralissima via Ilbono a Lanusei, la Renault Clio di Roberto Aresu, 47enne rappresentante di auto, saltava in aria uccidendolo, proprio mentre l’uomo avviava il motore: lo scoppio ha sventrato la parte anteriore dell’auto e ha tranciato le gambe dell’uomo che è morto dissanguato. Quando i Carabinieri del Nucleo Radiomobile di Lanusei sono accorsi sul posto pochi minuti dopo la deflagrazione, Aresu respirava ancora, ma è spirato qualche istante dopo.
La via Ilbono a quell’ora era brulicante di gente, con scuole e attività commerciali in piena attività: da lì infatti passano gli studenti del liceo classico e del liceo scientifico per andare alla via Leonardo da Vinci a pochi metri dal luogo dell’attentato. Di fronte allo spiazzo di campagna in località “Villaggio Foaschetti” dov’è morto il rappresentante, c’è il Consorzio Agrario, il supermercato Conad, la sede della Progenia (l’istituto di ricerca che studia la genetica dei centenari oglistrini), la centrale e gli uffici amministrativi della Telecom, una scuola elementare, una lavanderia. In ognuna di queste strutture è volato qualche pezzo di carrozzeria, o vetro o motore dell’auto esplosa. La grande vetrata del Consorzio Agrario è stata sventrata dallo scoppio. Poteva essere una strage: “Assolutamente si-conferma il capo della Mobile di Nuoro Fabrizio Mustaro, titolare delle indagini- chi ha compiuto l’attentato lo ha fatto senza tenere conto di quello che poteva accadere: ci sono detriti nel supermarket di fronte e nelle case adiacenti, ci sono le scuole vicine e un paese che a quell’ora era in strada. Non solo, chi ha teso l’agguato al rappresentante ha studiato tutto nei minimi particolari:gli orari di Aresu infatti erano conosciuti. L’uomo era agli arresti domiciliari per una truffa legata alla rivendita di autovetture, e tutti i giorni poteva uscire dalle 10.30 alle 13.30. Chi meglio di lui aveva orari prevedibili? Ciò che colpisce è la modalità usata , una modalità sconosciuta infatti nella storia criminale barbaricina e ogliastrina, più vicina ai reati di stampo mafioso che alla cultura locale del muretto a secco: “Non bisogna confondere il tipo di criminalità con le tecniche utilizzate per compiere determinati gravi reati- risponde il capo della Mobile Mustaro-. È esatto dire che la tecnica usata è sconosciuta o quasi in questo territorio (un fatto analogo era capitato lo scorso anno in un paese vicino a Lanusei, ma la vittima si è salvata (ndr). Quanto al tipodi criminalità: quella della nostra provincia non è strutturata secondo schemi propri delle organizzazioni mafiose, anche se come certe indagini ci confermano, la criminalità organizzata anche di tipo mafioso della penisola, si infiltra nei nostri territori per interessi economici e per riciclare denaro sporco”.
Si può però dire che alcune tecniche proprie di altre culture criminali si vanno affinando: “Siamo in presenza anziché del classico killer che sbuca da dietro al muretto, di persone che conoscono la tecnica o per averla appresa in ambienti carcerari, altre volte per passione di esplosivi dei motori e dell’elettronica. Tra l’altro se la vittima non va in campagna chi vuole compiere un omicidio lo fa con la bomba sotto la macchina.Ma la criminalità organizzata-conclude Mustaro- però è un’altra cosa”. Lanusei -un paese di 5.550 abitanti che con Tortolì è il capoluogo dell’Ogliastra – stamattina era sotto schock, non solo per la morte del rappresentante e per la strage evitata, ma anche per la preoccupazione nel futuro: l’Ogliastra infatti dopo anni di silenzio sul fronte degli omicidi, è tornata a farsi sentire: nel giro di 40 giorni ci sono stati quattro omicidi.
Le voci degli abitanti. “Ma cosa ci dobbiamo aspettare ancora?-si chiede un operatore ecologico affacciato sul muraglione della piazza Marcia mentre guarda al luogo dell’agguato-. Quanto vale la vita di una persona? Ci stiamo veramente stancando di questa situazione”. Il commesso del Consorzio Agrario racconta quegli attimi di terrore: “Dopo quello che è successo oggi-dice-siamo senza parole. Io ero là nel bancone servivo un cliente. Siamo a pochi metri dal luogo dell’agguato, la vede quella vetrata? È completamente sfondata: dobbiamo ringraziare il cielo che siamo ancora vivi”. Alle 13.30 quando ancora sul posto gli uomini della Polizia scientifica effettuano i rilievi e il magistrato Nicola Giua Marassi titolare dell’inchiesta, parla con gli inquirenti, a scuola suona la campanella: i ragazzi del liceo salgono a frotte sulla via Ilbono e si accostano al guarda rail per uno sguardo sulla scena del delitto: “Abbiamo sentito un forte boato – dice uno dei tre ragazzi della quarta A del liceo scientifico, diretti in piazza Marcia dove prenderanno il pullman che li riporterà a casa-pensavamo fosse un tuono. Poi è suonata la campanella per il cambio dell’ora, ci siamo affacciati alla finestra e abbiamo visto”. “Non c’è nulla da dire-gli fa eco il compagno di scuola– se non che in Ogliastra la situazione sta peggiorando di giorno in giorno. Ma non è che per colpa di due, cinque o dieci persone, si mortifica tutta l’Ogliastra. Se quelli non ci fossero sarebbe stato meglio, ma noi qui in gran parte siamo persone perbene”.
Maria Giovanna Fossati
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