“Il pubblico ministero sta chiedendo per me la pena di morte. Non si dica che in Italia non c’è, perché se mi danno oltre i sei mesi, qualsiasi condanna equivale ad un ergastolo. Dunque la pena di morte”. Graziano Mesina lo dice nel tribunale a Cagliari nel processo che lo vede imputato per associazione a delinquere per un presunto traffico di droga. Che “io non ho mai mai toccato in vita mia, non so cosa sia: non l’ho usata né venduta e se la dovessi vedere manco la riconoscerei”.
L’appello dell’ex primula rossa è fatto in aula al giudice Massimo Gatti in riferimento ai ventisei anni di condanna chiesti dal pm Gilberto Ganassi. Mesina è finito di nuovo in carcere nel giugno 2013, insieme ad altre ventiquattro persone. Il processo è stato aggiornato al 7 giugno e si continuerà con l e arringhe degli avvocati difensori. Grazianeddu è detenuto a Badu ‘e Carros (Nuoro), dove nelle ultime settimane ha incontrato più volte i suoi legali, Beatrice Goddi e Maria Luisa Vernier, per preparare le dichiarazioni di ieri. Mesina ha passato in carcere quarant’anni della sua vita: uscì di prigione nel 2000, dopo la grazia concessagli dall’allora presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi.